Non ho veramente capito le polemiche su questo manifesto elettorale dedicato al turismo firmato da Antonio Veronese, candidato sindaco di Pisa con il suo Patto Civico: «Pisa 6° in Toscana per presenze turistiche, dopo Grosseto».

Veronese, che da 40 anni è un imprenditore di successo proprio in campo turistico (con un ristorante sotto la Torre di Pisa che è un modello per la gestione dei gruppi, studiato ed esportato anche all’estero) ha semplicemente riportato un dato ufficiale, consolidato da anni, e ben conosciuto da tutti, senza che nessuno se ne fosse mai scandalizzato. Certo, essendo in campagna elettorale, Veronese ci ha messo un pizzico di malizia, prendendo il dato della provincia di Pisa invece di quello della città, ed una spruzzatina di polemica, usando come paragone Grosseto – invece di Siena o Firenze – proprio per dare la sensazione, anche agli elettori che non sanno nulla di turismo e vedono distrattamente il manifesto in strada, di come Pisa possa e debba fare molto meglio. Naturalmente, sotto la sua guida.

Ed ha centrato il bersaglio, dimostrando di conoscere bene due regole fondamentali della politica. La prima è che in Italia ci si indigna per categorie (copyright Maurizio Costanzo), ed in questo caso sono stati i grossetani a sentirsi offesi dal paragone, fermandosi alla prima lettura – “perfino Grosseto fa meglio di Pisa” – e non valutando che si tratta invece di un omaggio alla capacità della Maremma e della costa grossetana di essere diventata una destinazione turistica di successo. La seconda è che “una gaffe è quando un politico dice quello che pensa”, ovvero tutti a lamentarsi che i politici non dicono nulla di interessante, salvo aggredirli quando invece dicono cose di sostanza, anche solo riprendendo semplicemente un dato statistico.

Ovviamente a scatenare le reazioni è stato il fatto che Antonio Veronese abbia fatto il manifesto nella veste di candidato a sindaco con una propria lista e quindi soggetto/oggetto di polemica politica. Lo avesse dichiarato come imprenditore o cittadino, nessuno lo avrebbe preso in considerazione, visto che il turismo interessa a pochi di noi.

E questo gli ha dato la possibilità di un commento su Facebook, che ha una valenza che va ben oltre questo episodio: “Invece di aggredire me, fate un mea culpa sulla gestione del turismo che avete portato avanti fino ad oggi”. Lapidario e definitivo.