La notizia Danneggiati alcuni vasi di fiori e rovesciati cestini dei rifiuti. E’ il risultato del corteo di cittadini senegalesi che hanno deciso di manifestare in strada a Firenze per protestare contro la morte del loro connazionale, ucciso da un italiano sul ponte Vespucci.

Il commento dei ragazzi Franco: «E’ stata una cosa barbara». Samanta: «Secondo me è strano che sia diventato più importante il fatto delle fioriere rotte che del signore ucciso». Franco: «Io mi sono meravigliato perché hanno buttato giù anche quell’altro vasone grosso ma in ogni caso mica si può paragonarlo alla morte di una persona. O ‘ndo’ siamo?». Silvia: «Anche secondo me è sbagliato il modo in cui hanno protestato ma sono d’accordo con Samanta. La vita di una persona è più importante». Lucia: «E’ più grave l’omicidio di tutto il resto, tanto le fioriere si potranno rimettere, una vita ‘un tu la rimetti». Samanta: «Sì, una vita ‘un tu la rimetti». Franco: «Per quale motivo uno ammazza un’altra persona?». Susanna: «Lo conoscevano i miei genitori, era sempre a vendere gli ombrelli davanti al nostro negozio, vendeva tante cose. Era benvoluto, tranquillo, entrava sempre in negozio, lì a San Frediano, non chiedeva l’elemosina, non chiedeva nulla, di certo non rubava o altro. Era un buon amico di tutti nel quartiere. Lo ricordo come uno tranquillo. Era una persona pulita, per nulla agitato, alla mia mamma è dispiaciuto». Lucia: «Loro, poi, la comunità senegalese, hanno anche sbagliato a fare tutto quel casino, ma lo fanno quando non ce la fanno più». Samanta: «A me dispiace, loro erano poi esasperati». Franco: «Io sono d’accordo sia con Samanta e sia con Lucia ma aggiungo una cosa: che bisogno c’era di far fuori una persona; che sia di colore, bianco o come si voleva era pur sempre una persona, una persona come noi, come tutti».

Come Centro L.I.N.A.R. sembrano emergere la sensibilità e la percezione di un fatto anomalo, sia per quanto riguarda come è stata trattata la notizia che il suo sviluppo.  Dopo un certo momento sembrava essere diventata più importante la protesta (sbagliata, ci mancherebbe) della comunità senegalese anziché la morte, per omicidio, di una persona. Al L.I.N.A.R., tra l’altro, una delle nostre ospiti aveva avuto anche l’opportunità di conoscere (seppur sommariamente) Idy Diene, la vittima, e questo ha dato un tocco di consapevolezza (forse) in più alle nostre riflessioni. Più di tutto ci piace sottolineare come per noi la cosa più importante di tutte sia la vita (anche da rispettare una volta passata) di una persona che tutto il resto. Polemiche e proteste comprese.