La concorrenza sleale dei vettori stranieri hanno piegato le imprese artigiane del settore autotrasporto merci toscano. A lanciare l’allarme Cna Fita Toscana che stima come «nel 2008 in Toscana le imprese artigiane del settore autotrasporto merci erano 7.212 e occupavano circa 25mila addetti; al 31dicembre 2017 il numero di queste imprese è sceso a 5.258» si legge in una nota che spiega come «quasi 2.000 di queste imprese sono sparite. Anche nel corso dell’anno 2017 il rapporto fra nuove iscrizioni e cessazioni in questo comparto è rimasto negativo: -43 imprese è il saldo fra imprese nate e morte nel corso dello scorso anno».
No a chiusura indiscriminata dei vettori esterni La Cna/Fita Toscana, proprio mentre a Bruxelles si discute sulle norme del pacchetto mobilità, chiede al Governo, e più in generale alla politica, di bloccare il tentativo «di apertura indiscriminata dei vettori esteri nel territorio nazionale che praticano forme di concorrenza sleale nei confronti degli autotrasportatori italiani”, e in particolare delle piccole e medie imprese artigiane. No, quindi, al distacco transnazionale e al dumping sociale praticato dalle imprese estere. «Tutto questo è avvenuto a causa sì della crisi, ma anche della concorrenza sleale dei vettori stranieri – spiega il presidente Cna Fita Toscana Giuseppe Brasini – Negli ultimi anni l’autotrasporto toscano e italiano ha perso importanti quote di mercato per colpa di una concorrenza con la quale è impensabile poter competere. A farne le spese sono state soprattutto le piccole e medie imprese artigiane, come testimoniamo i dati sopraindicati». «Non intervenire vuol dire mettere l’autotrasporto italiano nelle mani di altri, non possiamo competere con chi in nome della libera circolazione delle merci esegue trasporti con un costo del lavoro di 8euro all’ora, con costi di gestione generalmente più bassi e una tassazione favorevole» si legge ancora nella nota di Cna Fita».