Va bene che siamo in campagna elettorale. Va bene che siamo a Carnevale. E quindi – per entrambi i motivi – tutto vale.

Ma non riesco davvero a capire come ci si possa esaltare davanti al dato di 130 mila turisti sui treni storici nel biennio 2016-2017. Eppure è quello che hanno fatto Dario Franceschini, Ministro dei beni culturali e del turismo, e Mauro Moretti, presidente della Fondazione FS italiane, con tanto di comunicato stampa congiunto, pubblicato su Repubblica.it, ahimè senza che al redattore si sia accorto che ci troviamo di fronte ad un dato numericamente ridicolo. Addirittura, si dice che la crescita rispetto al biennio precedente è stata del 45%. E in sottofondo si avverte come il botto del tappo della bottiglia di spumante, ovviamente italiano, aperto per l’occasione.

Siamo sinceri: fossero anche dieci volte tanti, ovvero 1 milione e 300 mila, sarebbero sempre pochi, rispetto al patrimonio di treni storici e di linee ferroviarie che potrebbero essere messe a disposizione di appassionati e turisti, in un momento in cui – unica cosa decente che sta scritta nel comunicato – c’è voglia di «un viaggio lento e dolce che consente ai turisti di godere appieno delle meraviglie del Belpaese».

Sono figlio di un ferroviere. Sono sempre felice quando ho l’occasione di salire, per lavoro o per diletto, su un treno. Ovunque vada, in Italia o all’estero, in una grande città o in un piccolo paese, trovo sempre il modo per andare a vedere la stazione dei treni e ogni volta mi emoziono. So dunque molto bene di cosa parlo e di come non ci sia nessun interesse a valorizzare i treni d’epoca, i treni turistici e le linee panoramiche, molto spesso abbandonate dal traffico passeggeri e dunque sempre disponibili per corse speciali.

Mi sono occupato direttamente – a vent’anni di distanza fra loro – del Treno Natura in provincia di Siena e del Treno letterario Cecina – Saline di Volterra ed ho toccato con mano il successo che queste iniziative riscuotono immediatamente, con presenze trasversali di pubblico e turisti provenienti da ogni paese. Potrebbero essere milioni di persone (altro che 130 mila…) e ridare fiato ad intere zone del nostro paese, con posti di lavoro diretti e fatturato indotto molto interessante. Ma ci vogliono soldi, competenze, politiche industriali negli anni.

Un comunicato stampa preelettorale, invece, si fa in 10 minuti e qualcuno che lo pubblica si trova senza sforzo.