E’ davvero impossibile ipotizzare – ad un mese dalle elezioni politiche del 4 marzo – chi sarà il nuovo Ministro che si occuperà di turismo, da quale partito sarà nominato e quali saranno le sue competenze. Se, cioè, la delega al turismo sarà mantenuta insieme a quella della cultura, se sarà invece di nuovo abbinata al ministero dell’economia (governo Prodi 1996) o se tornerà ad essere un dipartimento della presidenza del consiglio (Governo Berlusconi 2008).

Personalmente, non ho mai condiviso la scelta di affidare ad un stesso Mministro due argomenti così importanti – e così diversi fra loro – come cultura e turismo, come è avvenuto in questi cinque anni di governo, prima con Massimo Bray e poi con Dario Franceschini. Ma il settore ha necessità di stabilità e quindi spero e chiedo al “Ministro che verrà” – anche se proveniente dal centrodestra o dal Movimento 5 Stelle – di dare massima continuità al lavoro in corso e magari di lasciare le competenze insieme, pur di non perdere tempo.

Per la stessa ragione, la prego, non faccia anche lei un nuovo piano strategico del turismo. Ce ne è uno approvato da poco e tutto da attuare, e dunque realizzi quello, con qualche modifica se vuole, ma senza perdere altri due-tre anni in studi bellissimi e vani, che arrivano a conclusioni che già si conoscono prima di cominciare il lavoro. Così come la invito a lasciare lavorare tranquillamente la nuova dirigenza dell’Enit (l’Agenzia nazionale del turismo), che sta facendo una serie di azioni promozionali e di comunicazione in vari paesi del mondo. Sono azioni che possono essere buone e cattive – e senz’altro invito il nuovo ministro a verificare prima di tutto la congruità dei costi – ma che almeno rispondono ad una strategia di visibilità della destinazione Italia. Bloccare tutto solo perché l’ha fatto Franceschini (sempre che non venga confermato) e dunque il nuovo ministro deve differenziarsi comunque, sarebbe veramente un guaio.

Il “Ministro che verrà” dovrebbe invece dedicarsi subito a scelte di politica industriale del turismo, come verificare la reale possibilità di abbassare l’Iva per le strutture ricettive dal 10% al 4% o risolvere in maniera equa ed ordinata il tema della competenza nazionale delle guide turistiche, dopo i vari pasticci legislativi che ci sono stati.

Questa sarebbe veramente la novità più bella. Bocciato il referendum costituzionale che avrebbe riportato al governo centrale le competenze sul turismo, rimaste invece saldamente in capo alle singole Regioni, il ministero non può eccedere dai propri confini di competenza, ma può comunque impostare linee di politica industriale che mancano assurdamente ad un settore che incide per il 10% della nostra economia.

Pensando in termini di economia, e quindi a fatturati, ricavi e posti di lavoro di qualità.