Sono le aree comprese fra la stazione di Santa Maria Novella, il nuovo Teatro dell’Opera e la zona di Novoli quelle maggiormente soggette a fenomeni di amplificazione sismica nella zona di Firenze. É lo scenario emerso grazie all’elaborazione dei dati raccolti, in questi ultimi anni grazie ad un accordo di collaborazione con il Comune, dagli esperti del dipartimento di Scienze della Terra dall’Università di Firenze.

Rinnovo della collaborazione A presentare l’esito di questa attività di monitoraggio, questa mattina, il professor Carlo Alberto Garzonio, direttore del dipartimento di Scienze della Terra, dal professor Massimo Coli, docente di geologia strutturale e del sottosuolo, dal professor Maurizio Ripepe, docente geofisica, da Riccardo Fanti, docente di geologia applicata e idrogeologia e dall’assessore all’ambiente Alessia Bettini. Dipartimento di Scienze della Terra e Comune di Firenze hanno anche rinnovato gli accordi per conoscere in modo ancor più dettagliato le zone maggiormente vulnerabili al rischio sismico e sapere la risposta di aree meno conosciute. Tre i punti principali della nuova collaborazione: aggiornamento e adeguamento del database geologico comunale, del modello 3D del sottosuolo e delle carte litotecnica e di amplificazione sismica del territorio comunale e relazione Illustrativa con le procedure operative in caso di emergenza.

Elevata vulnerabilità geomorfologica Una delle novità riguarda il monitoraggio della pericolosità idrogeologica e delle deformazioni del terreno sottostante la chiesa di San Salvatore e della collina di Monte alle Croci. Quest’area, in particolare, è da oltre venti anni oggetto di una cooperazione scientifica e tecnica per definire le possibili condizioni di instabilità. Specifica attenzione è data al versante settentrionale, dove sono già stati riscontrati, fin da epoca storica, movimenti del terreno. I nuovi controlli permetteranno di definire le puntuali condizioni di pericolosità e rischio dell’area, caratterizzata da elevata vulnerabilità geomorfologica e dalla presenza di elementi a rischio di grande valore architettonico e culturale, quale il Convento di San Salvatore, di proprietà comunale, recentemente interessato da lesioni murarie di nuova formazione o comunque ad evoluzione recente. Ai dati provenienti dalla rete strumentale presente sul terreno si affiancheranno le informazioni provenienti dal monitoraggio radar satellitare delle deformazioni del terreno, che consentiranno di attivare un’ulteriore azione di sorveglianza, finalizzata all’individuazione di eventuali situazioni di criticità del versante e conseguire quindi sistemi di osservazione e di allertamento sempre più affidabili. Complessivamente la realizzazione di tali studi e ricerche ha permesso ad Università e Comune di dotarsi di strumenti conoscitivi del sottosuolo fiorentino, la caratterizzazione e la mitigazione delle pericolosità e dei rischi territoriali, così da consentire di superare la fase dei rimedi in emergenza. Il perseguimento, nel corso degli anni, di tali attività ha consentito di giungere, ad una successiva fase di monitoraggio e aggiornamento dei dati e delle elaborazioni scientifiche acquisite. Fra gli scopi del nuovo accordo c’è, infatti, anche quello di intraprendere approfondimenti conoscitivi finalizzati all’aggiornamento del piano strutturale e del regolamento urbanistico di Firenze ed a rendere disponibili tali dati così da indirizzare la progettazione sia delle opere pubbliche comunali, sia di quelle private.