E’ la domanda del momento: quanti dei 5,8 milioni di telespettatori che ogni settimana si sintonizzano su Rai1 per guardare il programma “Meraviglie” di Alberto Angela si trasformeranno in turisti ed andranno a visitare i luoghi toccati dalla trasmissione, in gran parte siti iscritti al patrimonio mondiale dell’Unesco?

Volendo aggiungere un’altra domanda, possiamo chiederci: Alberto Angela oltre a fare così bene divulgazione culturale e spettacolo da prima serata, riesce anche a fare promozione turistica?

La mia risposta è: no. Un programma come “Meraviglie” non sposta grandi numeri di persone e non li spinge a visitare i luoghi di cui parla. E non per mancanza di capacità o di volontà. Semplicemente perché fare promozione turistica è un lavoro diverso da quella della divulgazione culturale e dunque Alberto Angela ha giustamente deciso di fare il secondo e non il primo, che ha caratteristiche che difficilmente si combinano con il linguaggio televisivo.

Ogni sera mi aggiorno su Rai News 24 e puntualmente viene trasmesso uno spot di promozione turistica del Giappone. Lo guardo sempre con attenzione, per cercare di capire se funziona o meno. E se la cadenza quotidiana incide sulla decisione di andare a visitare quel paese. Le immagini sono molto belle, il montaggio corretto (forse con poca fantasia), le musiche evocative, ma – almeno con me – non funziona: non mi mette voglia di andare in Giappone. Soprattutto non mi da quel “motivo” per partire che è poi la chiave del turismo: avere una ragione per andare a visitare un Paese.

Lo stesso avviene con il programma “Meraviglie”. A parte che alcuni dei luoghi sono ben conosciuti e frequentati dai turisti, in alcuni casi anche troppo affollati, con i problemi di conservazione del patrimonio artistico e di convivenza con i residenti che conosciamo e di cui ho già parlato in passato. Ma anche per altri luoghi meno conosciuti, per quanto presentati con immagini meravigliose e con il racconto sempre suadente di Angela, non ho avvertito il “motivo” per mettermi in viaggio. Proprio perché il programma fa divulgazione culturale e non promozione turistica e dunque la sua finalità è un’altra: non farci preparare la valigia, ma far sentire ognuno di noi più colto, più orgoglioso e più consapevole delle ricchezze e della storia che abbiamo in questa nostra Italia.

E questo mi conferma – ancora una volta – la convinzione su quanto cultura e turismo siano due mondi distanti e diversi. Non di rado, in conflitto fra loro.