Pesche, fichi e pere di un territorio di rara bellezza: l’isola d’Elba. Sono sei le nuove varietà antiche di questi frutti ufficialmente inseriti nei repertori regionali dalla Commissione tecnico-scientifica delle specie legnose da frutto della Regione Toscana, per essere tutelati dal concreto rischio di estinguersi. Si tratta di pero ‘Angelica dell’Elba’; fico ‘nerucciolo o neruccio dell’Elba’; fico ‘popone o striato dell’Elba’; pesco ‘sanguigno settembrino dell’Elba’; pesco ‘sanguigno ottobrino dell’Elba’; pesco ‘’Spiccicaiolo dell’Elba’.

Le varietà riscoperte Le sei varietà antiche sono state studiate e riscoperte da Agostino Stefani, Fabiano Camangi, Luca Sebastiani (direttore dell’Istituto di Scienze della Vita) del gruppo di ricerca dei BioLabs dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che si occupano da anni di agrobiodiversità. Gli studi hanno permesso di «censire e di caratterizzare 73 varietà di fruttiferi, che costituiscono un ampio patrimonio varietale legato all’attività agricola del passato che potrà essere utilizzato, in chiave moderna, per contribuire al miglioramento genetico, per individuare nuove cultivar di alto profilo nutrizionale e salutistico, nonché per valorizzare il territorio dell’Isola d’Elba e più in generale dell’Arcipelago Toscano, attraverso la secolare cultura gastronomica locale» si legge in una nota della Scuola Sant’Anna.

Le tracce nella storia Per valutare l’autoctonia delle specie individuate «è stata necessaria – spiegano i tre ricercatori dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna– un’accurata ricerca archivistica e documentale, attraverso la consultazione di lavori settoriali sul germoplasma frutticolo e pubblicazioni specialistiche». L’autoctonia delle sei specie è confermata ad esempio dalla relazione del medico austriaco Koestlin che fece in visita all’Elba nel 1780, il quale riferì di «aver visto una grande distesa di fichi d’india lungo la strada da Portoferraio a Rio, numerosi melograni e sorbi, sempre a Rio, fragole selvatiche a Marciana e, ovunque, fichi di molte qualità – tra cui il brugiotto, il sardese, il nerucciolo, il bianco, il dattero, il popone e il corso – e poi noci, mandorli, pesche – gialle, sanguigne, spiccicaiole – marasche, susini, albicocchi, peri, gelsi bianchi e neri e molti agrumi» Agli inizi dell’Ottocento (1808), la principessa Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e governatrice del Principato di Lucca e Piombino, ricevette da Pisa a Piombino, molte piante da frutto e fra queste figura  la pera angelica. La presenza  e la vetustà di queste varietà è documentata anche da diversi autori, come Pier Andrea Mattioli, nei suoi Discorsi (1568). Ulisse Aldrovandi (1668), Pier Antonio Micheli (1707-1736), Ottaviano Targioni Tozzetti (1858) e Giorgio Gallesio (1817-1839).

Ma è ancora possibile gustare questi prelibati frutti? I tre ricercatori spiegano che «queste varietà sono state riprodotte per innesto e talee e sono conservate nel “Campo catalogo” dell’Orto dei Semplici Elbano, nell’Eremo di Santa Caterina a Rio nell’Elba, ma anche privati e aziende le hanno reintrodotte nei loro terreni, orti e giardini. La pera ‘angelica’ è presente in pochi esemplari, matura alla fine di giugno, il frutto di buon sapore non si mantiene a lungo. Per i fichi, il “nerucciolo” è endemico dell’Elba e i frutti maturano alla fine di agosto e vengono consumati freschi e essiccati, la varietà è richiesta per la possibilità di essere coltivata in vaso. Il fico “popone” sussiste in pochi esemplari, il frutto è buono e matura a settembre ma, forse, non è coltivato per la sua poca produttività. Le tre varietà di pesche sono diffuse in pochi esemplari molto particolari le loro caratteristiche: presentano buon sapore, non hanno elevata conservabilità, sono varietà rustiche quindi resistenti alle malattie e si propagano anche tramite semi conservando i caratteri della pianta madre. La maturazione del frutto avviene a settembre per la ‘spiccicaiola’ e la ‘sanguigna’ settembrina, mentre da metà ottobre in poi per la ‘sanguigna’ ottobrina perdurando fino a dicembre».