La salute non ha prezzo, ma la sanità ha un costo. Questo è stato il refrain del governatore Enrico Rossi e la cifra più distintiva della sua politica, almeno fino a quando ha capito che sarebbe stato politicamente più utile puntare sul rilancio di una battaglia per una sanità universalistica, uguale per tutti, sostenuta dalla fiscalità generale.

Quella di trattare la sanità come un costo ha caratterizzato un’intera stagione politica, che ha puntato più alla necessità del contenimento della spesa, intervenendo con quello che in burocratese si usa definire “razionalizzazione”, ma che gli utenti cittadini leggono quali tagli, piuttosto che puntare ad una  tutela reale della salute.

Proprio su questo aspetto ha puntato il Coordinamento Italiano Sanità Aree Disagiate e Periferiche (acronimo CISADEP) costituitosi nel novembre 2016 che raggruppa i comitati che si battono per il diritto alla Salute nelle Aree Periferiche e Disagiate della Penisola, che lo scorso 21 novembre ha incontrato a Roma un esponente del Dipartimento della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute per avviare ufficialmente un dialogo costruttivo sul problema sanitario delle aree particolarmente disagiate e periferiche del Paese  e dove il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione non sempre è garantito.

Le criticità e le situazioni difficili in queste aree riguardano in modo particolare l’Emergenza/Urgenza efficace, appropriata, sicura e adeguata, la strutturazione efficace ed efficiente delle reti dei servizi sostitutivi e i punti nascita, tutti argomenti che richiedono, a partire dal Decreto 70/2015, uno studio approfondito e anche decisioni politiche relative che possono essere assunte solo da atti ufficiali del Governo e delle Regioni in sede di Conferenza Unificata Stato/Regioni da far diventare legge dello Stato.

«Per questo motivo, data l’enorme sofferenza delle nostre popolazioni – ha fatto sapere il CISADEP – non si può più procastinare il problema, di urgente e drammatica attualità, che costituisce un tassello indispensabile perché la popolazione italiana possa rimanere su questi territori, evitando spopolamento e desertificazione delle aree interne, foriere di ulteriori problemi per lo Stato. Per questo motivo ci siamo riuniti più volte in questi anni e abbiamo prodotto materiale di studio e di riflessione perché a livello politico si possano affrontare e risolvere i problemi che quotidianamente viviamo in sanità in queste aree, per assicurare non solo il diritto alla salute alle persone che vivono in queste zone disagiate, ma anche garantire la sopravvivenza e lo sviluppo».

Le soluzioni individuate hanno tenuto conto proprio della normativa vigente e dalle indicazioni presenti, seppure minime, nel DL 70/2015, accettando le sfide proposte in chiave di razionalizzazione, ma tenendo presente il diritto alla salute, alla garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza (acronimo LEA) e il vero benchmark sanitario, che non è sempre in linea con quello economico.

«Abbiamo anche tenuto conto di aspetti che esulano da quelle presenti nei contesti cittadini ed urbani – sottolineano – e sono caratterizzati da difficoltà orogeografiche, carenza di infrastrutture stradali e ferroviarie, spesso disastrate, contesti climatici sfavorevoli, mancanza di presidi, elevata dispersione territoriale della popolazione, distanze di percorrenza notevoli dai centri maggiori in cui sono ubicati i servizi».

Le proposte sono state consegnate al Ministero della Salute e della Conferenza Stato Regioni e prevedono l’istituzione di una piattaforma programmatica e che venga urgentemente affrontata la questione della chiusura dei punti nascita sotto i 500 parti annui nelle aree montane, disagiate e periferiche.

«Con tale presentazione ufficiale – si legge nella lettera che il CISADEP ha consegnato al delegato del Dipartimento della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute – chiediamo che il Ministero della Salute, nella persone degli on. Ministro Beatrice Lorenzin e on. Sottosegretario Davide Faraone con la struttura tecnica competente, la Direzione per La Programmazione Sanitaria, il Governo e la Conferenza Unificata Stato Regioni, tramite la Segreteria, si impegnino ufficialmente e formalmente a lavorare su di esse per arrivare rapidamente ad un Atto Ufficiale da adottare in Sede di Conferenza per dare indicazioni certe sulla Sanità nelle Aree Disagiate e Periferiche dello Stato per l’effettiva garanzia dei LEA e la vera, efficace, effettiva, compiuta e sicura Emergenza/Urgenza e del Percorso Nascita in queste aree svantaggiate”.