Qualcosa comincia a muoversi a Siena in vista delle amministrative del prossimo anno. Noi con la rubrica SièSiena proveremo a darne conto come abbiamo fatto in questi mesi. Il Pd giusto ieri è arrivato ad un primo traguardo con la elezione del nuovo segretario provinciale, Andrea Valenti, che rappresenta la sinistra del partito (area del ministro Orlando per intenderci), insieme al consigliere regionale Simone Bezzini e alla parlamentare Susanna Cenni. Si tratta a tutti gli effetti di una novità, considerato che il candidato forte e dato per vincente era Massimo Bernazzi, grande esperienza e solide basi renziane, in compagnia di “mister 15mila preferenze” (alle regionali del 2015), il consigliere regionale Stefano Scaramelli, vero sconfitto di questo congresso. La sua componente era data per favorita indiscussa, ma grazie alle divisioni interne (la vicenda del sindaco di Torrita Giacomo Grazi su tutte) ha finito per regalare a Valenti il primato di voti e seggi tra gli iscritti, e per chi parte come maggioranza e arriva minoranza, non può che essere una sconfitta. A far pendere l’ago nella bilancia di Valenti sono stati i voti decisivi di Raffaella Senesi, sindaco di Monteriggioni e un passato mai rinnegato da democristiana, della corrente di Alberto Monaci. Sua la decisione di abbandonare l’ala scaramelliana e soprattutto quella renziana, nonostante tentitivi dell’ultim’ora anche del sindaco di Chiusi, Juri Bettollini. A leggere certi commenti gli scaramelliani non sembrano averla presa benissimo. Vedremo cosa accadrà a Siena dove, salvo capovolgimenti improvvisi, dovrebbe venire eletto segretario dell’Unione Comunale, Simone Vigni, consigliere comunale, un passato da ceccuzziano di ferro ora fedelmente nell’area renziana. Qui si profila un accordo con Ginevra La Russa, lei sì di estrazione scaramelliana, seconda arrivata al ballottaggio per un posto da vicesegretario. Una volta definite tutte le caselle e le alleanze possibili dentro gli organismi, il Pd potrà dedicarsi al candidato sindaco per Siena. E qui lo scontro sembra dietro l’angolo con il Valenti (se condivide le posizioni degli orlandiani di Siena) possibilista sulla riconferma di Valentini mentre la Senesi (qualche tempo fa minacciò l’uscita dal partito in caso di nuova candidatura del sindaco) Vigni e La Russa hanno sempre espresso le intezioni di dargli il ben servito.

Intanto, sugli altri fronti Pierluigi Piccini prosegue la sua corsa in solitaria e apre uno spazio culturale in via Fontebranda, Luigi De Mossi, costruisce la sua candidatura in maniera abbastanza isolata e va a rendere solidarietà ai negozianti di Orofino, vittime di una rapina, mentre spunta il candidato di CasaPound, il generale in pensione Sergio Fucito. Ancora al palo il variegato mondo civico che a Siena potrebbe essere determinante per una sconfitta del Partito Democratico. Sulle colonne de La Nazione di Siena ha provato a buttare il sasso nello stagno il consigliere comunale Giuseppe Giordano. Pubblichiamo l’intervista (M.T.). 

UPS è stata la prima a tentare una “alleanza civica” con Sinistra per Siena. Al di là dei motivi che vi hanno portato alla rottura, come ritiene che possano stare insieme i tanti movimenti e associazioni civiche?
Non è facile far stare insieme i tanti movimenti civici e non credo che potranno stare tutti insieme. Tante sono le differenze per storia personale e percorso politico che non possono annullarsi in un batter d’ali. Con la marcia “Liberiamo Siena” di tre anni fa tentammo l’operazione di riunire tutta l’opposizione civica ma prevalsero i personalismi e le litigiosità. Credo che oggi si possa unire solo quello che può stare insieme con un progetto credibile di rinnovamento e governo della città nel quale si respiri aria nuova nel metodo e anche nelle persone.

Quali sono i motivi per cui nel vasto mondo del civismo senese non c’è stato ancora un progetto comune? E come può essere costruito?
Il progetto non è nato per le profonde differenze e le litigiosità a cui ho fatto riferimento prima. UPS nella scorsa estate ha proposto di voltare pagina e cambiare metodo proponendo un manifesto di valori dal quale partire. Non ci appassionano le discussioni monotematiche alla ricerca di un leader perché riteniamo superato il tempo dell’uomo solo al comando. Bisogna partire da valori e principi per stabilire con chi fare un percorso comune, per consentire a tanti di dare un contributo in termini di idee, progetti e relazioni. Il modo per costruire un partito deve partire appunto da un confronto costruttivo.

Come intendete muovervi nelle prossime settimane? Riproporrete il vostro manifesto dei valori ad altri interlocutori? Se sì, quali?
Siamo qui a rinnovare l’appello all’impegno personale e disinteressato. Continuiamo ad essere aperti  ad un confronto costruttivo perché la città ha bisogno di una nuova classe di governo che parta dalla voglia di fare e dalla capacità di svolgere un ruolo di garanzia. Bisogna iniziare nuovi ragionamenti e riprenderne altri, ma all’insegna della correttezza. Ho letto alcune prese di posizione che possono costruire di confronto comune. Credo che negli ultimi mesi abbiamo mantenuto la barra dritta coerentemente con quanto avevamo detto e questo ha consentito anche di salvare il civismo da contaminazioni improprie.

Avete un candidato sindaco?
La scelta del sindaco deve essere la sintesi dell’idea di città che va costruita con il confronto con le parti. Se diventa preminente la discussione sul candidato, la fine è quella che abbiamo già visto con i tentativi fatti da altri. Diciamo che abbiamo più persone che hanno le caratteristiche per svolgere il necessario ruolo di garanzia, ma partire dai nomi è sbagliato e i fatti anche recenti lo dimostrano.

da La Nazione Siena del 18 novembre 2017