Dal terrorismo al consumismo, dall’eskimo all’avvento di Berlusconi. Da martedì 7 a lunedì 13 novembre (escluso venerdì 10) al Teatro delle Arti di Lastra a Signa (Firenze) va in scena in prima nazionale “La scomparsa delle lucciole”,  ultimo episodio della trilogia “Dopo Salò” ideata dal regista Gianfranco Pedullà con Compagnia teatro popolare d’arte e Compagnia Simona Bucci: una biografia poetica dell’Italia dedicata a Pier Paolo Pasolini, dalla caduta del fascismo alla fine del Novecento. Lo spettacolo andrà in scena alle ore 21 ad eccezione dello spettacolo di domenica 12 novembre, in programma alle ore 17.

Lo spettacolo Il titolo prende spunto proprio dal noto intervento di Pasolini sulla scomparsa delle lucciole nel quale il poeta segnalava la fine di un mondo, un cambiamento epocale avvenuto nella Italia del dopo boom economico. Su questa metafora verranno attraversati scenicamente alcuni episodi salienti di due decenni così diversi tra loro, ma dei quali è figlia l’Italia di oggi. Il primo atto è dedicato agli anni Settanta, il secondo agli anni Ottanta, per spingersi fino all’inizio degli anni Novanta. L’incipit  ha un andamento epico-lirico: è fatto di immagini, memorie, canzoni, ed è centrato sulla figura di Pier Paolo Pasolini, un poeta che ha avuto il coraggio di denunciare le anomalie dell’Italia di quegli anni (stragi, corruzioni, tentativi fascisti di colpi di Stato) e che ha pagato con la vita la sua libertà di pensiero. Le parole, le analisi, le profezie di Pasolini si intrecciano con alcuni episodi degli anni di piombo, come la morte di Walter Alasia, l’esperienza violenta di Valerio Fioravanti, il difficile tentativo di dialogo fra i terroristi pentiti e i parenti delle vittime del terrorismo. Il secondo atto apre una pagina nuova nell’Italia. Dopo la sbornia ideologica l’ottica individuale si impone, si parla di un secondo boom economico, il consumismo ù domina le menti. L’atto ha un sapore inevitabilmente grottesco ed è ambientato in una scalcinata televisione di provincia che pare sia stata ispiratrice dei futuri investimenti di Berlusconi nel campo delle televisioni private. Davanti alle telecamere ora va l’Italiano medio, che si mette a nudo senza alcun pudore. Un’era preconizzata da Pasolini.