Il nucleo operativo della Compagnia Carabinieri di Figline Valdarno ha completato la notifica di 77 avvisi di conclusione delle indagini preliminari per altrettanti indagati per “truffe assicurative”. Il provvedimento è il risultato di un’attività di indagine, denominata “Chianti Crash” e diretta dalla Procura della Repubblica di Firenze in particolare dal Pm Tommaso Coletta, e avviata nel dicembre 2014. «Le investigazioni – si legge in una nota – hanno permesso di individuare un sodalizio criminale, radicato nella Val di Pesa, dedito alla consumazione di frodi assicurative mediante falsificazione di documentazione relative ad incidenti stradali».

La Procura fiorentina ha contestato, a vario titolo, agli indagati l’associazione per delinquere finalizzata alla frode assicurativa, mediante organizzazione di sinistri stradali simulati con confezionamento di falsa documentazione, false perizie infortunistiche, false relazioni mediche ed anche danneggiamento dei veicoli”; la consumazione di 51 frodi assicurative; la tentata estorsione, perpetrata in danno di uno dei co-indagati.

Tra le persone indagate anche un avvocato di Firenze, cui sono contestate due ipotesi di truffa, una tentata e una consumata, un medico di Prato ed uno di Firenze che, attraverso l’esecuzione di accertamenti diagnostici, contribuivano a rendere credibili le lesioni denunciate dalle parti coinvolte nei sinistri.

L’indagine aveva preso origine dagli accertamenti svolti dai Carabinieri di Greve in Chianti su una tentata estorsione perpetrata da tre soggetti d’origine kosovara nei confronti di un loro connazionale, risultato poi anch’esso implicato nella consumazione delle frodi assicurative.

La dinamica del crimine pare fosse il seguente: veniva individuato il soggetti che, dietro un compenso in denaro, fossero disposti a figurare come responsabili di falsi incidenti. Il passo successivo era quello di istruire tali soggetti affinché documentassero artificiosamente danni fisici inesistenti; l’individuazione di soggetti disposti a fornire false testimonianze; la gestione di autovetture non marcianti e già danneggiate, ma comunque provviste di coperture assicurative RC auto, da impiegare nei falsi incidenti; l’individuazione di particolari ed idonei tratti stradali con caratteristiche compatibili con i danni dei veicoli impiegati; la documentazione, anche attraverso esami diagnostici  “di comodo”, delle false malattie derivanti dai sinistri; la costituzione di falsa documentazione inerente agli incidenti; il conseguimento dell’avallo del perito assicurativo chiamato a svolgere la propria attività di constatazione dell’effettività del danno; la realizzazione di false perizie mediche, suffragate in larga parte dagli esami strumentali artefatti, con le quali venivano attestate e comprovate le false malattie e le inabilità derivanti dai sinistri simulati. Diverse le figure professionali coinvolte nell’indagine: gli organizzatori del sodalizio, infatti, erano un carrozziere, un medico legale ed un artigiano albanese, che aveva il compito di individuare e reclutare soggetti predisposti ad effettuare false dichiarazioni, tutti residenti nella Val di Pesa (FI), nonché un perito assicurativo di Firenze.