«Un avvocato romano mi ha detto: devi indagare su alcune ville fra l’aretino e il mare e i festini che facevano lì. Perché la Magistratura potrebbe anche avere abbuiato tutto perché scoppia una bomba morale». Parole pronunciate dall’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini, oggi nuovamente candidato a sindaco con una lista civica, e mandate in onda domenica sera nella seconda puntata dedicata alla morte di David Rossi, il capo comunicazione di banca Mps, precipitato dalla finestra di Rocca Salimbeni il 6 marzo 2013.

Siccome, però, quelle immagini sarebbero state carpite contro la sua volontà, ieri mattina lo stesso Piccini ha fatto sapere di aver dato mandato ai suo avvocati di «difendere le mie ragioni sia sul piano penale che civile, in quanto la registrazione e le riprese sono state effettuate in maniera scorretta».

Questo però non è stato sufficiente per far sbollire la rabbia al Palazzo di Giustizia di Siena. E nel tardo pomeriggio di ieri arriva alle redazioni dei giornali una lunga e dura nota firmata dal Procuratore della Repubblica, Salvatore Vitello. «E’ assolutamente inaccettabile la sistematica delegittimazione, come quella operata dall’interlocutore delle Iene [la nota non cita mai Piccini, ndr] che senza alcuna conoscenza diretta della complessa attività di indagine, tenta di accreditare una propria tesi personale suffragandola con pesantissime accuse ai danni dei magistrati additandoli come partecipi di un oscuro disegno criminoso». Per questi motivi, fa sapere Vitello la registrazione della trasmissione sarà nei prossimi giorni inviata alla Procura di Genova, competente per territorio su accuse di rilevanza penale che riguardano i magistrati senesi.

La seconda puntata delle Iene dedicata alla tragica morte di David Rossi, finisce così in uno duro e inedito scontro tra la Magistratura senese (che sulla morte di Rossi ha per due volte – 2013 e 2017 – archiviato l’inchiesta) e uno dei protagonisti della vita pubblica senese per circa tre decenni. Piccini, infatti, è stato assessore al Comune di Siena negli anni ’80, sindaco di Siena negli anni ’90, poi consigliere comunale di opposizione negli anni 2000 e oggi nuovamente candidato per le elezioni amministrative del prossimo anno. Viene da domandarsi perchè una figura così di rilievo nella vita pubblica, che conosceva bene lo stesso David Rossi per essere stato suo portavoce negli anni ’90, non si sia sentito in dovere di andare a riferire ai Magistrati certe soffiate che gli erano giunte (“un avvocato romano mi disse”) e abbia atteso oggi per rivelare davanti ad un caffè particolari che gettano un’ombra su una delle vicende più inquietanti della storia recente cittadina, estremamente conesse con la crisi della banca Mps, di cui lo stesso Piccini è stato dipendente e dirigente.

Ripreso dalle telecamere in un bar di piazza del Campo senza saperlo, infatti, Piccini ha raccontato la sua versione sul caso della morte di Rossi. Rivelazioni in cui arriva a mettere in discussione le indagini fin qui svolte, parlando di festini ai quali avrebbero partecipato importanti personaggi della Magistratura e della politica, anche nazionale. Piccini si è reso conto solo alla fine della ‘finta’ intervista. «C’è una villa fra Siena e Arezzo e c’è una villa al mare, dove facevano i festini – ha detto -. Chi andava in queste feste? Chi ci andava? Ci andavano anche i magistrati senesi ad esempio? Mah. Ci andava qualche personaggio nazionale? Mah”. Poi la stoccata sull’uso della droga. «La cocaina gira a fiumi in questa città».

Intanto, dopo le due puntate della popolare trasmissione di Mediaset, è stata lanciata su Change.org una petizione per chiedere la verità per David. Tra i primi firmatari anche la moglie di David Rossi, Antonella Tognazzi, e sua figlia Carolina Orlandi, che si battono da sempre e non credono alla verità processuale sul suicidio.

Un passaggio significativo della nota della Procura di Siena riguarda poi proprio la famiglia di Rossi. Il Procuraore Vitello, infatti definisce «giusto e comprensibile che i familiari abbiano dubbi sulla causa della morte del loro congiunto ed è legittimo che essi esprimano critiche sull’operato dei magistrati che hanno seguito la vicenda, utilizzando, come hanno fatto, gli strumenti consentiti dalla procedura».

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERVISTA DELLE ‘IENE’ A PICCINI

Ieri, domenica 8 ottobre, in prima serata su Italia 1, a “Le Iene Show”, l’inviato Antonino Monteleone è tornato ad occuparsi dei punti oscuri sulla morte di David Rossi, a seguito di affermazioni shock da parte dell’ex sindaco di Siena, Pierluigi Piccini.

 A seguire il link per visualizzare il servizio:

http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/monteleone-morte-david-rossi-ex-sindaco-fa-rivelazioni-shock_762180.html

David Rossi, capo della Comunicazione di Monte dei Paschi di Siena, è precipitato da una finestra della sede della banca a Rocca Salimbeni, nel capoluogo toscano, la sera del 6 marzo 2013. In quelle stesse settimane, MPS era al centro di una grande inchiesta basata sull’acquisizione di Antonveneta.

Nel luglio 2017, il gip ha disposto l’archiviazione del fascicolo d’indagine aperto con l’ipotesi di reato d’istigazione al suicidio, accogliendo la richiesta avanzata dalla procura senese e respingendo così l’opposizione avanzata – nel novembre 2015 – dai legali della famiglia Rossi, da sempre convinti che si sia trattato di omicidio. È la seconda archiviazione in questa vicenda: una prima indagine si era chiusa nel marzo 2014.

La scorsa settimana la Iena aveva intervistato Antonella Tognazzi (la moglie di David Rossi) e la figlia della donna Carolina Orlandi, da anni impegnate per far sì che si continui a indagare sulla morte dell’uomo. Antonino Monteleone aveva, inoltre, raggiunto anche Giuseppe Mussari, ex Presidente del MPS ed ex Presidente dell’ABI, Associazione Bancaria Italiana. Da quando era stato indagato e travolto dalle polemiche per l’acquisizione di Antonveneta da parte di MPS, non aveva più parlato pubblicamente né delle vicende bancarie, né della morte di Rossi.

Nel corso del nuovo servizio, Antonino Monteleone ha incontrato Pierluigi Piccini, ex dirigente del Monte dei Paschi e sindaco di Siena dal 1990 al 2001.

Di seguito alcuni stralci.

 Iena: Lei crede che David Rossi si sia suicidato?

Piccini: No, ho seri dubbi su questa ipotesi. Non credo che David Rossi si sia suicidato.

Iena: Quello che voglio capire è se lei crede che sia una forzatura non riconoscere il suicidio oppure effettivamente ci sono delle anomalie tali che…

Piccini: No, le anomalie ci sono. Le anomalie ci sono, è inevitabile. E poi David fa un errore storico: lui dice che sarebbe andato dai magistrati a raccontargli tutto. E dice: “Io di questa città conosco tutto dai tempi del Piccini fino ad oggi”. David Rossi fa il grande errore di dire “io parlo”.

Iena: Cioè non c’è complottismo dietro l’ipotesi di dire che forse David non s’è ammazzato o non s’è ammazzato da solo, diciamo?

Piccini: No, no.

Iena: Ma se uno invece volesse ipotizzare che quello di David è stato il suicidio di un ragazzo che ha vissuto la cresta dell’onda di un potere, che è rimasto da solo e che ha ceduto?

Piccini: No, tutte ca***te. David Rossi ha gestito più di 50 milioni di euro in quattro anni, aveva le porte aperte dappertutto.

Iena: Lei a che ora ha saputo, ad esempio, che era successo quello che era successo?

Piccini: Io? Un quarto d’ora dopo.

Iena: E lei ha pensato “Oddio, è impazzito David”, o ha pensato “Non quadra”?

Piccini: No no, conoscendo la razionalità di David, se è rimasta come lo conoscevo io, non è possibile che si suicida. La città è convinta che sia stato ucciso.

Iena: Ma può avere questa benedetta perquisizione (ndr, si riferisce alla perquisizione fatta nell’ufficio privato e nell’abitazione di David Rossi nell’ambito dell’inchiesta MPS pochi giorni prima della morte), per la fuga di notizie, aver… cioè, tu sei uno che si mangia il mondo, a un certo punto ti succede l’ultima cosa che ti aspettavi che ti succedesse…

Piccini: Ma uno che mangia il mondo, scusa eh, ha paura di una perquisizione?

Iena: Dice… pelo sullo stomaco ce lo doveva avere?

Piccini: Mah! Ma scusa eh? Allora, sennò veramente… Ci sono molte cose che non tornano in questa vicenda.

Piccini: Questo è strano (ndr, si riferisce al fatto che dopo la morte non sarebbero state ritrovate né memorie né appunti) perché David aveva l’abitudine, quando faceva l’addetto stampa mio, di prendere sempre appunti. Cioè, io mi ricordo che noi avevamo un modo di lavorare, lui era quello che mi teneva la memoria sostanzialmente e aveva sempre appunti oppure mi faceva gli appunti sulle cose che succedevano, e quindi poi la memoria la teneva lui. Questo fatto che lui non abbia lasciato nulla…

Iena: David non faceva solo l’addetto stampa?

Piccini: Macché, lui era il braccio destro di Mussari su tante cose, non scherziamo. Ma uno che gestisce 54… 50 milioni di euro in 4 anni, ma ti rendi conto di quanti sono? Che lui avesse un particolare anche, come dire, appeal all’interno della banca perché era il braccio destro di Mussari e potesse indirizzare dei finanziamenti, questo sì.

Iena: Ma dire che fosse addentro ad alcune decisioni, comunque al cuore delle decisioni della banca?

Piccini: Questo sì.

Iena: Ma con ruoli attivi o con ruoli di spettatore privilegiato?

Piccini: Sicuramente con Mussari sì, sicuramente sì. E poi dopo, come addetto stampa, per forza doveva sapere le operazioni. Quelle da dire, quelle da non dire, come gestirle, per forza doveva saperlo.

Iena: Quindi non può essere un uomo rimasto solo che è crollato?

Piccini: Ma quale solo? No, lui aveva la possibilità, lui ha dialogato con tutti i direttori dei giornali di tutta Italia. Non aveva un problema di lavoro, assolutamente.

Iena: No, di lavoro, però dico che rimani da solo, sei sottoposto a una pressione che non ti è mai capitata nella vita e si rompe una lampadina in testa… come quando salta un fusibile, non lo puoi prevedere…

Piccini: E dice alla madre “vengo a prendere le polpette”?

Iena: Per non farla preoccupare…

Piccini: E poi s’ammazza? Dai, via, su. Alla madre dice “guarda, sì, prepara le polpette che le vengo a prendere”, e poi s’ammazza? Come se la madre non se ne sarebbe accorta che muore? Cioè, non esiste… Ma dai, ma non esiste “vengo a prendere le polpette alla madre”.

Iena: No perché non vorrei che passassimo per super complottisti…

Piccini: Non ti sembra strano? Tu a tua madre dici “mamma, vengo a prendere le polpette” e poi t’ammazzi? Così la madre non se ne accorge che ti sei ammazzato? Dai, via. No, no.

Iena: Ma sa perché glielo dico? Perché io vengo dalla cronaca giudiziaria e quindi ho un po’ di sudditanza psicologica nei confronti dell’autorità giudiziaria.

Piccini: Però l’indagine è stata fatta male. Il problema parte male questa indagine, all’inizio; e, devo dire, anche la famiglia, nel momento dello shock, ad esempio, non si rende bene conto di quello che sta succedendo, no? Sono pentiti perché involontariamente sono spariti dei vestiti… Io dico che gli errori nascono al momento in cui iniziano a fare le indagini.*

 Iena: Una questione che uno dovrebbe riuscire a risolvere per rilanciare il dubbio sulla veridicità del suicidio è: chi ti può volere morto? Ok, non mi sono suicidato, quindi quale sarebbe il movente? In che modo io mi sono messo in un casino?

Piccini: E allora c’è un’altra storia parallela… un avvocato romano mi ha detto “Ma perché vi rigirate tanto i c****oni?”. E io: “Ma scusa perché? Era un’amica mia, dove il marito era nei servizi…”. Ma, guarda, dice: “Devi indagare su alcune ville fra l’aretino e il mare… e i festini che facevano lì. Perché la magistratura potrebbe anche avere abbuiato tutto perché scoppia una bomba morale”. Non so se mi sono spiegato? Questo filone non è stato mai preso.

Iena: Questo potrebbe avere ostacolato la realizzazione di una buona indagine?

Piccini: E questo avvocato romano mi ha detto: “Ma non state lì a girare tanto le scatole…C’è una villa fra Siena e Arezzo e c’è una villa al mare, dove facevano i festini”. Chi andava in queste feste? Chi ci andava? Ci andavano anche i magistrati senesi ad esempio? Mah. Ci andava qualche personaggio nazionale? Mah. La cocaina era… gira a fiumi in questa città.

Iena: Va beh gira in Italia, ovunque…

Piccini: Sì, domandalo a **** quanta ne… quanto uso ne fa?

Iena: Ne fa o ne faceva?

Piccini: Ne fa. Questa è un’altra storia parallela e io mi fermo qui…

Iena: No, ma fermo un attimo. Io quando sento questa cosa del festino dico: “Perfetto, qui c’è la chiave per capire perché fanno le indagini…”.

Piccini: Ad un certo punto io posso anche capire la magistratura che di fronte a una cosa del genere… guarda che ti sto a dire… cerchi di chiudere perché altrimenti diventa una cosa molto difficile.

Iena: E ok, e questa è la chiave, ma rimane sempre…

Piccini: E lo posso anche capire…

Iena: …sempre rimane irrisolto ciò che ha reso un capo ufficio stampa una persona da eliminare.

Piccini: Ma lo sai quanta roba gira al mondo? Ma lo vedi che ancora non riescono a risolvere il… si sono mangiati una banca. Perché si sono mangiati una banca?

Iena: Ma lo IOR? (ndr, Istituto delle opere di religione)**

Piccini: Ragazzi, mi volete mandare… che volete fare di me? Spiegatemelo, mi volete rovinare?

* Qui, l’ex sindaco Piccini si riferirebbe alle prime indagini di 4 anni fa.

Nel corso del servizio, la Iena elenca alcune attività che, secondo la famiglia, la Procura non avrebbe effettuato:

  1. non sarebbero mai stati chiesti, nell’immediato, i tabulati e i dati delle celle telefoniche di tutti gli apparecchi cellulari transitati dentro e vicino alla banca nelle ore della morte di David. Se fosse stato fatto, forse avremmo potuto rintracciare la persona con il telefono all’orecchio che compare nel vicolo alle 20:11;
  2. i vestiti di David, in un primo tempo sequestrati, sarebbero stati distrutti e non sarebbero mai stati analizzati;
  3. non sarebbe mai stato fatto l’esame istologico delle ferite ritrovate sul corpo di David;
  4. non sarebbe state fatte analisi per rivelare la presenza di eventuali ulteriori profili di DNA, diversi da quello di David Rossi, sul suo corpo né sull’orologio né sui telefoni cellulari;
  5. i fazzoletti sporchi di sangue ritrovati nel cestino dell’ufficio di David sarebbero stati distrutti dalla Procura senza che siano mai stati analizzati: di chi era quel sangue? Quando è stato tamponato con i fazzoletti? Da chi?
  6. non sarebbero state identificate tutte le persone che erano presenti in banca nell’ora in cui David è volato dalla finestra;
  7. non sarebbero state mai acquisite le immagini delle oltre 10 telecamere interne ed esterne alla banca, tranne quella che ha ripreso la caduta: avrebbero forse permesso di vedere tutte le persone che si sono mosse dentro e fuori la banca in quelle ore, compreso il vicolo dove è caduto David;
  8. l’unico video in cui si vede la caduta di David non sarebbe integrale ma sarebbe stato tagliato: partirebbe un minuto prima della caduta e finirebbe prima dell’arrivo dei soccorsi;
  9. la Procura non avrebbe aperto nell’immediato un fascicolo per il reato di omissione di soccorso per trovare la persona che entra nel vicolo con il telefono all’orecchio alle 20:11;
  10. dalla prima archiviazione di agosto 2013 la Procura di Siena avrebbe aspettato più di due anni prima di riaprire il caso nel novembre 2015: in quei due anni, il tempo avrebbe sepolto tutti gli elementi utili a capire davvero se David si sia suicidato oppure no.

** Quando la Iena prova a chiedere a Piccini se, in questa storia, possa avere qualcosa a che fare anche lo IOR – Istituto per le opere di religione, comunemente conosciuto come “Banca vaticana” –  Piccini preferisce fermare le sue affermazioni.