«Chi sa parli. Come fanno la mattina a guardarsi allo specchio?». Dice Carolina alla fine del lungo servizio di Antonino Monteleone trasmesso ieri da Le Iene, la trasmissione di Italia1, sulla morte di David Rossi, il responsabile della comunicazione di banca Mps, morto il 6 marzo 2013 per una caduta dalla finestra del suo ufficio.

“Suicidio”, secondo il Tribunale di Siena che per due volte ha archiviato la pratica (pochi mesi dopo il fatto e poi nel 2017). Una conclusione che non ha convinto i familiari (e i tanti senesi che nel 2016 scesero per strada fin sotto al Tribunale per chiedere “Verità per David”) che da tempo portano avanti una dura e faticosa battaglia a colpi di perizie per riaprire l’inchiesta. «Sono una vedova in cerca della verità» ha detto ieri Antonella Tognazzi.

In cerca di verità come i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore friulano morto in circostanze misteriose in Egitto, come la mamma di Ilaria Alpi, la giornalista uccisa insieme all’operatore Miran Hrovatinn in un agguato in Somalia nel 1994, come i familiari delle vittime della strage di Bologna del 1980. Come la sorella di Mino Pecorelli (da poco apparsa in tv) che dal 1979 non si rassegna alla definizione del fratello come ricattatore e legato ai servizi, ma lo considera un giornalista che faceva il proprio mestiere. La ricerca della verità finisce sempre sulle spalle dei familiari che non si rassegnano a vedere i propri lutti scaraventati nel buio della storia e delle coscienze.

“La memoria – scrive Claudio Magris – è il fondamento di ogni identità, individuale e collettiva, che si basa sulla libera conoscenza di se stessi, anche delle proprie contraddizioni e carenze, e non sulla rimozione, che crea paura e aggressività. La memoria guarda avanti”.

Ieri il servizio ha permesso di tenere accesa la memoria su un fatto tragico e ancora oggi doloroso (non solo per i familiari) che non è risolto, evito di entrare nei dettagli perché ognuno potrà vedere e farsi un’idea. Di certo la morte di David Rossi è stata il punto più drammatico nella storia pluricentenaria di banca Mps. E nessuno a Siena, e altrove, può derubricare quella vicenda come archiviata.

La rimozione crea “paura e aggressività” scrive Magris. E ditemi voi se oggi Siena non è ancora ammantata da questi due sentimenti. Anziché essere coperta e protetta dal manto della Vergine, come da sempre la ritraggono i Maestri della pittura e come apparve anche nel Cencio del Palio dell’Assunta di quel tragico 2013, ad opera del compianto Cesare Olmastroni che dipinse una splendida Madonna “ammantata di un tessuto particolarissimo e prezioso, il tessuto urbano di Siena”.

Si dirà che occorre dare tempo al tempo e prima o poi la verità verrà a galla. Ma la verità chiede anche giustizia e questa deve essere amministrata nel tempo degli uomini. Seguirà quella storica e, infine, per chi ci crede quella divina. Ma è quella amministrata dallo Stato che interessa, qui e ora.

Tra pochi giorni a Siena (giovedì 12 ottobre, ore 18.30, Palazzo Patrizi) verrà presentato il libro di un giornalista molto dentro alla vicenda, Davide Vecchi. Si chiama il “Il suicidio imperfetto” (Chiarelettere) ed è la sua inchiesta sulla vicenda di David. Verrà presentato in una città ancora bipolare, composta da una parte pietrificata a quella vicenda che si fa domande e vuole risposte e da un’altra che fa finta di niente come se nulla fosse successo.

Non credete che sia giunto il tempo di rompere certe connessioni, abbandonare certe coperture, scrutare la coscienza e finalmente raccontare le cose per come andarono? «Chi sa parli», dice Carolina sul finale. In nome di una memoria collettiva che è fondamento per ogni identità. Poi la Città potrà tornare a guardare al futuro con serenità perchè la Giustizia sarà andata finalmente a braccetto con la Verità.

Ah, s’io fosse fuoco