Inizia con oggi un nuovo appuntamento con i nostri blog. E’ quello con i ragazzi del Centro diurno di socializzazione L.I.N.A.R. di Firenze, lo storico centro per adulti con disabilità a cui abbiamo affidato il blog “Con parole diverse”. Ai ‘nostri’ fini osservatori abbiamo chiesto di tenere una rubrica fissa in cui commentare, attraverso le loro voci e il loro linguaggio, alcune delle notizie che più suscitano il loro interesse o la necessità di esprimersi. Il risultato? Un’analisi, nella sua disarmante semplicità, quasi sempre lucida e puntuale della quotidianità. Una vera e propria discussione così come avviene al Centro affidata alla loro penna, da cui emerge la loro interpretazione dei fatti e attraverso la quale ci faranno compiere un viaggio dentro noi stessi che può finire per metterci a nudo. Buona lettura.
La notizia Devastatori per noia. 5 ragazzi, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, sono stati denunciati per danneggiamento e violazione di domicilio dai Carabinieri di Porto Santo Stefano (Grosseto) per aver distrutto l’interno di un ristorante a due passi da Cala Moresca all’Argentario.
Il commento dei ragazzi Lucia: «Io mi domando, anche se sono di un’altra generazione, come mai i ragazzi di oggi si sfogano in questo modo, che cosa gli manca? Forse, mi domando, il rapporto con la famiglia o con la scuola? Per rapporto intendo il confronto, la comunicazione che può avvenire in famiglia o all’interno della scuola. Purtroppo oggi il dialogo si è un po’ perso. Oggi i ragazzi quando tornano da scuola spesso non trovano nessuno e non ricevono neanche aiuto nel fare i compiti, si sentono un po’ soli. Questo secondo me potrebbe essere un modo esagerato per attirare l’attenzione. Oppure a volte secondo me i ragazzi più grandi, avendo un forte carisma, influenzano i ragazzi più piccoli, convincendoli a fare ciò che vogliono. I genitori dovrebbero rimproverarli e organizzarsi affinché il proprio figlio non sia lasciato mai troppo solo».
Samanta: «Per me gli dovrebbero far rimettere a posto ciò che hanno distrutto, perché così imparano a non rompere le cose! Secondo me potrebbero aver fatto questa cosa per rabbia o stanchezza, un segno di ribellione, perché non sanno cosa fare nella propria vita».
Lucia: «La frase di Samanta mi ha fatto venire in mente che nelle famiglie separate i giovani soffrono perché si sentono spaesati, sballottati e non vengono coinvolti nelle decisioni dei genitori».
Sara: «Mi verrebbe da dire che queste cose non si fanno, piuttosto vadano a giocare a pallone, trovare qualcosa di alternativo»
Franco: «Io penso che forse lo fanno perché o hanno problemi familiari e trovano una valvola di sfogo in questa maniera, oppure non vanno troppo bene a scuola e allora si rifanno su cose che non gli appartengono. Ciò non toglie che sia sbagliato ma fossi il genitore gli farei capire che è una cosa grave e li responsabilizzerei. Gli farei ripagare e riparare i danni affiancati da qualcuno per ripristinare il locale. Perlomeno la prossima volta ci pensano due volte prima di rifarlo. Mi rendo conto che questi ragazzi si trovano nella fascia di età in cui non si è né carne né pesce, ma questo non deve portare a fare quello che questi ragazzi hanno fatto. Io li inviterei ad avere un confronto più ampio con gli insegnanti e con i propri familiari, prima di arrivare a compiere questi gesti».
Lucia: «Io se fossi una mamma comincerei a responsabilizzare il mio bambino fin da piccolo, dai 5 o 6 anni, in modo tale che si renda conto di quello che fa. Deve capire cosa è giusto e cosa è sbagliato».
Franco: «Per me invece il bambino deve anche crescere un po’ da solo, nel senso che se non sbaglia non impara. Sbagliando si impara».
E’ vero che certi episodi ci sono sempre stati fra i giovani, ma a noi sembra sempre qualcosa di incomprensibile. Ci proviamo a capire ma non ci riusciamo.