A cinque mesi dalle elezioni politiche e dalla fine di un incarico ministeriale che appare tutt’altro che facile da ripetere, il Ministro dei beni culturali e del turismo Dario Franceschini non si è fatto – giustamente – sfuggire l’occasione.

E così, davanti a numeri di una stagione turistica da record (i dati sono mi sembrano snocciolati come sempre a spanne, ma è stato effettivamente un anno con il botto), ha emesso un comunicato (leggi) che è un “bollettino della vittoria”, scritto con il tono del generale vittorioso sul campo.

Franceschini sa benissimo di non avere nessun merito per la crescita del numero dei turisti in Italia, ma può sempre cullarsi con la famosa frase di Napoleone Bonaparte che preferiva i generali fortunati a quelli bravi. E’ una tendenza che va avanti da anni e che, secondo gli studi seri sul settore, dovrebbe durare almeno fino al 2030 con tassi attorno al 4%. Crescita che quest’anno, come già avvenuto lo scorso anno, è stata ulteriormente favorita dal fatto che l’Italia è un paese molto più tranquillo e stabile di quelli dell’Africa mediterranea e della Turchia e dunque diventa meta preferita dagli altri paesi europei e dagli stessi italiani, che hanno pensato tutti insieme: «Per quest’anno, meglio stare in Italia. Poi si vedrà…».

Poco o nulla è stato fatto per il turismo in Italia, se non qualche operazione negli ultimi dodici mesi, e dunque con conseguenze e ricadute che si potranno semmai verificare solo nel 2018 e nel 2019.

E Franceschini sa benissimo che il “bollettino” non sarà nemmeno utile in termini di mero consenso elettorale: il turismo è in Italia un argomento che interessa a poche persone e che porta ancora meno voti. Ben altri sono gli interessi concreti che determinano il voto sulla scheda elettorale da parte di coloro che ancora hanno la forza e la voglia di recarsi alle urne. Perché la maggior parte di chi lavora nel turismo, lo fa per secondo o terzo lavoro, e dunque decide a chi dare il voto a base a scelte ben diverse da quelle della promozione e dell’accoglienza turistica. E parlo di tutti i livelli: dai grandi imprenditori del settore a chi fa il receptionist o la cameriera ai piani.

Il comunicato serve solo per il teatrino della politica, per fare curriculum in vista di prossimi incarichi, per avere rassegna stampa, per far vedere come è bravo a comunicare le cose e prendersi i meriti.

Insomma, un “bollettino di vittoria” molto utile. Ma solo per lui.