Contrasto al fenomeno dell’ibridazione, prelievo selettivo, protezione degli allevamenti, procedure più veloci per il risarcimento danni e superamento della soglia de minimis: sono questi i punti principali della relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva del Consiglio regionale della Toscana sulla proliferazione del lupo in regione, presentata dalla commissione sviluppo economico e illustrata oggi in aula dal consigliere regionale Marco Niccolai (Pd). Nelle conclusioni del documento si ribadisce «la forte necessità di giungere in tempi brevi all’approvazione del ‘Piano nazionale per la tutela e la conservazione del lupo’ con le 22 misure previste, anche quella del prelievo selettivo, in merito al quale la Toscana fornisce il proprio contributo in termini di idee ed esperienze maturate nel tempo».

Oltre 500 esemplari Il Movimento 5 Stelle ha condiviso il documento, discostandosi dal punto relativo al prelievo selettivo, mentre il gruppo Lega Nord ha presentato un documento alternativo. Da un monitoraggio effettuato dal centro interuniversitario studi faunistici, sono stati censiti in Toscana 108 gruppi riproduttivi, dei quali 22 con soggetti ibridi. A questi devono essere aggiunti gli individui erratici, per un totale di circa 500/550 esemplari. Riguardo alla cattura degli ibridi, Niccolai ha fatto presente che i risultati non sono stati soddisfacenti: «In due stagioni di cattura sono stati rimossi dal territorio solo una decina di soggetti, sterilizzati e avviati a centri di captivazione abilitati, con costi elevati». Il consigliere relatore ha ricordato che la Regione «ha messo in campo uno sforzo importante sia per la difesa passiva da attacchi con recinzioni sia per il rimborso agli allevatori», un impegno pari a 3,2 milioni di euro.

Conta danni «Per i danni da predazione e per la perdita di produzione nel 2014 – ha concluso Niccolai – la Regione ha ricevuto 281 domande e ha dato 530mila euro e nel 2015, 616 domande per 860 mila euro di danni accertati». Tra le criticità è emersa inoltre la questione del ‘de minimis’: per i rimborsi non si può infatti superare la soglia dei 15mila euro in tre anni, e pertanto le aziende non possono essere liquidate per ulteriori danni.