Giornali e televisioni hanno deciso che quella del 2017 è stata l’estate “cafona”. Siccome per il quarto anno consecutivo c’è stato un grande aumento di turisti in Italia – con una sicura boccata di ossigeno in termini di prodotto interno lordo ed occupazione – ecco che sono stati scelti proprio i turisti maleducati come bersaglio di una campagna stampa che evidentemente ha voluto grattare la pancia ai tanti italiani che odiano il turismo. E allora, meno male che i giornali non li legge più nessuno e le televisioni generaliste sono ormai marginali, dico io: perché la definizione è falsa.
L’estate 2017 non è stata per niente “cafona”. E’ stata un’estate normale, con alcuni episodi di maleducazione e di mancanza di rispetto, a cui è stato dato semplicemente più rilievo che in passato. Episodi che, a ben vedere, sono stati pochi, forse qualche decina, ovvero una percentuale trascurabile rispetto ai milioni di turisti arrivati in Italia, e probabilmente una percentuale non diversa da quella degli episodi di maleducazione compiuti dai residenti italiani, che però – quest’anno – non hanno fatto notizia.
Ho iniziato a scrivere sui giornali 34 anni fa e conosco quindi molto bene le logiche del mestiere. Due turisti che si buttano dal ponte di Calatrava a Venezia o pisciano in Arno fanno – giustamente! – più notizia di due milioni di turisti che educatamente fanno la fila per ammirare, in estasiato silenzio, le opere d’arte dei nostri musei. E capisco che il filmato dell’uomo nudo che fa il bagno nella fontana di Roma è più interessante, fa più condivisioni e Mi Piace su Facebook, di quello che riprende con il suo smartphone l’armonia e la bellezza di una piazza. Fino a qui, tutto normale.
Mi ha dato, invece, fastidio voler etichettare questa estate come “cafona”, appigliandosi davvero ai pochi episodi, naturalmente da condannare senza attenuanti, ma che appunto rappresentano eccezioni (e meno male) rispetto a quello che è il comportamento della grande maggioranza di coloro che visitano l’Italia. Ci ho letto una volontà, per altro superficiale, di voler assecondare il clima contro un numero di turisti che sta diventando in alcuni casi eccessivo – e questo è un problema vero.
L’ennesima dimostrazione che il turismo, in Italia, interessa davvero a pochi. Forse neppure a tutti quelli che ci lavorano.