Mauro Barni con Roberto Barzanti il 3 luglio 2009. Foto Dario di Prisco.

Tutti conoscono Mauro Barni. Una vita spesa per la città: rettore poi sindaco, contradaiolo. Ognuno da quando è presa a girare la notizia della sua scomparsa è andato con la memoria a qualche episodio o anche solo all’ultima volta in cui lo ha incontrato, sempre pronto al saluto, col sorriso e magari con un leggero cenno della testa.
Qualche mese fa gli feci avere alla libreria Senese il mio libro dedicato al Giglio in cui ricordavo la sua antica esperienza in quell’isola come medico legale. Da Siena andava a certificare la morte dei minatori del Campese per effetto della silicosi, tremendo effetto di un lavoro in cui venivano respirate polveri assassine a 50 metri sotto il livello del mare. Il suo verdetto significava una pensione per quelle povere vedove e i loro orfani. Lo avevo invitato al Giglio un caldo pomeriggio di luglio del 2012, l’anno del naufragio della Concordia, a raccontare la sua esperienza. E Mauro venne e fu preciso nel descrivere quella miseria, tra i primi a battersi perché ai minatori venissero applicate quelle magre, consolatorie, pensioni. Un altro, bellissimo, ricordo risale a qualche anno prima quando insieme a lui, a Roberto Barzanti e Luigi Oliveto andammo (era ancora un caldo pomeriggio di luglio) a celebrare il compleanno di Giosuè Carducci a Castagneto Carducci con la scusa della presentazione di un libro. Partiti nel primo pomeriggio, ritornammo a buio e in viaggio fu tutto un parlare di politica e di Siena, di storie e di letteratura. Guidavo e mi sentivo piccino piccino in mezzo a loro. Ma alla fine della giornata dopo mille curve e tante chiacchiere sentii che non c’erano differenze e ne sorrisi e fui felice. Infine, l’ultima lettera che ha avuto l’affetto di scrivermi pochi mesi fa, rigorosamente a penna e con bella grafia, cui risposi balbettando e con mano incerta. Ora Mauro Barni non è più e sarà difficile immaginare un incontro pubblico, un convegno, una presentazione senza lui in prima fila, ma il suo ricordo si staglierà sempre alto nella storia di gran parte del Novecento di Siena. Gli aneddoti, anche quelli semplici, saranno custoditi come preziosi nella memoria di ognuno di noi, nella consapevolezza di aver incontrato una grande personalità. Ora sta alla Città essere all’altezza dell’esempio che ha saputo dare a tutti e della sua figura che seppe onorare Siena, rendendola grande. La salma sarà portata oggi nella chiesa della Contrada della Tartuca e il corpo sarà cremato.