Giuseppe Mussari, si sa, cavalca nella scuderia del fantino Aceto, Lorenzo Rosi è rintanato nella sua villa in campagna, Gianni Zonin fa shopping in via Montenapoleone, non proprio un outlet per uno che risulta nullatenente. Tre ex potenti presidenti di banche finiti nell’occhio del ciclone e chiamati a rispondere nei Tribunali per gravi reati. Tre storie diverse con in comune il destino disastroso delle aziende che hanno amministrato, compromettendo risparmi e speranze dei loro clienti. Molti di questi sono toscani.

Cominciamo da Banca Popolare di Vicenza, una vicenda che interessa anche la nostra regione perché molti dei risparmiatori coinvolti erano e sono clienti della ex Cariprato, acquistata nel 2010 quando Gianni Zonin faceva shopping di istituti di credito. Oggi, invece, nelle ore in cui veniva messa in liquidazione coatta amministrativa la sua “ex” banca, il vignaiolo (che ha anche una tenuta nel Chianti senese, a Radda) è stato sorpreso a fare acquisti nella esclusiva via della moda milanese, tra lo sdegno dei Social e di piazza dei Signori che venerdì scorso ha visto sfilare cinquecento tra azionisti e risparmiatori al grido di “Governo ladro” e “Ridateci i nostri soldi”. «Qui stanno mettendo in croce 200mila persone», ha detto don Enrico Torta, invitando i presenti a recitare il Pater Noster. Poi, un violento acquazzone ha disperso la manifestazione che chiedeva la sospensione del decreto che ha di fatto consegnato per 1 euro la banca a Intesa San Paolo e affidato le sue sorti ai commissari liquidatori, tra cui l’ex ad di Mps, Fabrizio Viola. Zonin è “indagato a Vicenza per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza” e la nuova Popolare di Vicenza avrebbe chiesto a lui e ad altri 31 ex dirigenti un risarcimento pari a 2,3 miliardi. (leggi Vicenza today)

IL VIDEO CON LE TESTIMONIANZE

Ad Arezzo, intanto, il 22 giugno scorso è andato in scena il primo giorno della maxi udienza per bancarotta di Banca Etruria, aggiornata al 12 ottobre prossimo per decidere sul rinvio a giudizio. In questo caso gli indagati sono venti, tra cui, appunto, l’ex presidente Lorenzo Rosi. In aula i legali di oltre duemilacinquecento tra azionisti e obbligazionisti che combatteranno nel processo da parte civile, mentre fuori dall’aula manifestava un presidio di risparmiatori che col decreto del novembre 2015 del Governo Renzi, hanno visto andare in fumo i loro risparmi. L’accusa dovrà dimostrare la bancarotta fraudolenta e semplice a seconda dei gradi di responsabilità degli imputati. Anche in questo caso quel che restava di buono di quell’istituto di credito è stato acquisito per 1 euro da Ubi Banca nel maggio scorso. Rosi, già presidente di una cooperativa di costruttori, se ne sta in silenzio nella sua villa a San Giovanni Valdarno, mentre il Comune di Arezzo ha deciso convintamente di costituirsi parte civile.

Su Giuseppe Mussari abbiamo già scritto e non ci torniamo, mentre su Mps la novità di questi giorni è che tutto sembra andare verso la “capitalizzazione prudenziale”, con il via libera dell’Europa. Nonostante il mancato aumento di capitale del dicembre scorso, Rocca Salimbeni è considerata banca solvibile e la soluzione di salvataggio individuata prevede tra i quattro e cinquemila esuberi (20% dei dipendenti totali) in 5 anni, 400 sportelli in meno rispetto agli attuali 1.860 e l’ingresso del Ministero del Tesoro come socio forte al 60-70%, con un investimento tra i 5 e 6 miliardi per la ricapitalizzazione precauzionale da 8,3 miliardi totali (leggi ItaliaOggi). La differenza? La pagheranno gli azionisti che vedranno azzerare i loro titoli (dopo avere subito perdite oltre al 96%) e, per la prima volta, gli obbligazionisti subordinati. Come per Etruria sono previsti rimborsi per i risparmiatori ordinari (fino al 100% del capitale) e fino al 25-18% per chi aveva obbligazioni subordinate destinate però a investitori istituzionali. Ma anche in questo caso come per le vittime del Salvabanche l’onere della prova ricadrà sui piccoli risparmiatori che dovranno dimostrare che sono stati vittime di “vendita scorretta”. Per capire cosa accadrà a tanti sarà sufficiente chiedere ai risparmiatori di Banca Etruria e alla via crucis cui da fine 2015 sono costretti a percorrere.

Intervistato in Canada da Bloomberg Tv il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, notoriamente silente in questioni delicate ha definito quella del Governo su Mps e le altre banche «operazione di grande sagacia». «Conforme alle regole europee e ha ‘un costo piccolo per l’Italia». Un recente incontro a Siena organizzato dall’associazione Vittime del Salvabanche, insieme all’associazione del Buongoverno, ha reso noti alcuni numeri. Nel 2015 con Banca Etruria, CariFerrara, CariMarche e CariChieti furono circa 130mila le persone coinvolte per 4 mld di euro di risparmi “sacrificati”; nel 2016 Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca hanno coinvolto circa 210 mila persone per 18 mld e 900 milioni “bruciati”; nel 2017 con Mps si rischia di arrivare a 200mila (di cui 45mila sottoscrittori del subordinato retail 2008-2018) per un valore che potrebbe essere superiore i 20/24 miliardi di euro. In appena tre anni per mantenere in piedi il sistema delle banche sono stati bruciati circa 50 miliardi di risparmi degli italiani che erano stati convinti ad investire in azioni e obbligazioni. Si può presumere circa mezzo milione di persone.

In questa sgradita classifica la Toscana del risparmio e dell’investimento in banca è stata dilapidata, sacrificata, messa in ginocchio. Al silenzio di tutti i protagonisti di questo scempio dovrà ora parlare lo Stato di diritto con processi giusti e rapidi (“I responsabili dei dissesti vanno individuati e puniti”, scrive oggi Ferruccio de Bortoli), mentre il Governo dovrà essere più rapido e meno ambiguo sul piano dei risarcimenti. Solo allora non sembreranno leggermente stonate le parole del Capo dello Stato.

Ah, s’io fosse fuoco