Caporalato e voucher in agricoltura al centro del convegno “Il lavoro a tutto campo” che si è tenuto lunedì 19 giugno a Siena. Ampio il dibattito e il confronto sugli aspetti giuridici e normativi tra esperti di settore, istituzioni, docenti accademici, rappresentanti delle organizzazioni di categoria e sindacali grazie all’incontro organizzato dall’Unione Provinciale Agricoltori di Siena. Tra gli interventi anche quello di Luca Sani, presidente della commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, che ha sottolineato: «La legge di contrasto al caporalato è nata in un contesto di emergenza perché i dati ci dicevano che i lavoratori coinvolti erano oltre 400mila in Italia e dovevamo intervenire con uno strumento normativo che inasprisse le pene. L’importante era dare un segnale che ha poi portato anche dei risultati significativi andando a colpire non solo indici di sfruttamento ma che attestano sfruttamento in condizioni di bisogno del lavoratore. Sui voucher credo che si dovesse ritornare allo spirito originario e cioè i voucher erano stati pensati per l’agricoltura e per mettere in regola quei soggetti, principalmente studenti e pensionati, impegnati in attività stagionali. Poi c’è stata una degenerazione che ha costretto il legislatore a intervenire contro forme di abusi dei voucher che sono avvenuti in altri settori e non in agricoltura».

Ma la legge per il contrasto al caporalato non convince fino in fondo Confagricoltura. «Una normativa che convince appieno nella finalità, il problema è che è una legge nata sull’onda emozionale che rischia di colpire anche aziende che col caporalato e con lo sfruttamento dei lavoratori non hanno nulla a che fare ma che incorrono in qualche lieve mancanza – ha sottolineato Roberto Caponi, Direttore dell’Area Sindacale di Confagricoltura -. Quello che dovremmo fare è evitare il rischio che queste aziende abbiano timore di assumere attraverso un piccolo intervento tecnico che consenta di ricondurre la norma ad un tenore letterale coerente con quelle che sono le finalità». «La legge necessiterebbe dei chiarimenti interpretativi – ha evidenziato Paolo Pennesi, Direttore Generale dell’Ispettorato del Lavoro -, indubbiamente gli indici di sfruttamento individuati dai legislatori sono stati formulati in modo troppo ampio aprendo un po’ all’incertezza in particolare per le aziende agricole». Ad aprire i lavori è stata Claudia Faleri, professoressa di diritto del lavoro all’Università di Siena: «Fortunatamente in Toscana e in provincia di Siena la realtà è sicuramente favorevole anche grazie al contratto di lavoro stipulato tra le parti nelle scorse settimane e che prevede delle garanzia importanti per i lavoratori rispetto a quelle previste dalla contrattazione nazionale e dalla legge». «Mi sento di poter dire che in provincia di Siena i contratti di lavoro sono rispettati al 99% – ha puntualizzato il presidente di Upa Siena Giuseppe Bicocchi – ma il settore è in forte crisi e nonostante questo gli imprenditori mantengono i propri dipendenti anche a rischio di rimetterci di tasca propria». «Una giornata di confronto assolutamente produttiva – ha concluso il direttore di Upa Siena Gianluca Cavicchioli -, sono state ben evidenziate le criticità e le esigenze del settore ma riteniamo di aver dato con la giornata odierna un contributo fattivo alla nostra agricoltura che tanto ci viene invidiata ma che, come vediamo, ha bisogno di essere supportata». Al convegno sono intervenuti anche i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori: Raffaella Buonagura (Fai – Cisl), Eleonora Tomba (Uila – Uil) e Roberto Iovino (Flai – Cgil).