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Partenza con il botto – non solo metaforico – per la ventesima edizione del Lucca Summer Festival: i Green Day hanno letteralmente ‘infiammato’ la scena con un concerto di quelli che resteranno nella storia della manifestazione. Tra fiamme e botti – annunciati dall’organizzazione, per evitare che si creassero problemi – i Green Day (e i Rancid prima di loro) hanno dato vita a uno spettacolo a tutto tondo, che ha dimostrato come il punk non sia davvero morto, ma anzi, sia in ottima salute.

Anteprima La kermesse musicale lucchese organizzata dalla D’Alessandro e Galli, infatti, ha preso il via con una sorta di anteprima a giugno, cosa assolutamente insolita, dovuta alla presenza della band di Billie Joe Armstrong in Italia in queste settimane. Un’occasione ghiotta che il patron Mimmo D’Alessandro non si è lasciato sfuggire. E il pubblico lo ha ampiamente ricompensato di una scelta non facile (a Firenze nello stesso giorno e alla stessa ora c’erano i Radiohead): nella centralissima piazza Napoleone, infatti, ieri sera c’erano oltre 10mila persone assiepate per assistere all’esibizione dei Green Day e dei Rancid.

L’attesa Già dal giorno prima del concerto, molti fans della band americana sono arrivati a Lucca e hanno dormito per terra nella piazza che di lì a poche ore avrebbe ospitato sul palco i loro beniamini. Nessun problema di ordine pubblico comunque: i ragazzi si sono accampati prima in piazza, poi all’altezza delle varie entrate nell’area del concerto, dove hanno aspettato pazientemente l’apertura dei cancelli, ritardata a causa del sound-check dei Green Day, ma che si è svolta senza incidenti o tensioni.

The Rancid Il concerto è stato aperto dalla band di supporto, i Rancid, un nome forse meno famoso dei Green Day, almeno in Italia, ma che hanno scritto la storia del rock californiano Anni Novanta. Mancavano dall’Italia da 14 anni e, quest’anno hanno accompagnato gli amici di sempre nel tour europeo, facendo tappa a Lucca. Puntuali, hanno iniziato a suonare attorno alle 20 e hanno dato vita a un’ora e più di un tiratissimo live, molto apprezzato dal pubblico punk, che ovviamente ha accolto con entusiasmo la band americana e l’ha ‘festeggiata’ cantando assieme a loro tutte le canzoni presentate sul palco di piazza Napoleone. E se il punk non è solo un genere musicale, ma anche uno stile di vita, effettivamente il chitarrista dei Rancid, Lars Frederiksen, ha ampiamente dimostrato questo concetto presentandosi vestito in pantaloni grigi, camicia a quadri e gilet rosso – abbigliamento decisamente più adatto a un ragioniere che non a un chitarrista punk – con i suoi tatuaggi ovunque (anche in viso) e con la grinta musicale di chi non ha problemi nel ‘rompere tutte le regole’. Apprezzatissimi da chi ama il genere musicale, scoperti da chi invece non li conosceva, i Rancid hanno rappresentato la sorpresa più piacevole della serata.

Bohemian Rapsody L’inizio del live dei Green Day, invece, è affidato alla voce di Freddie Mercury e alla musica di Bohemian Rapsody dei Queen: una scelta sicuramente atipica e musicalmente lontana dai suoni dei Green Day, ma questo fa subito comprendere che sarà un grande spettacolo, nel quale le sorprese non mancheranno. Annunciati da un coniglio rosa, sono stati accolti sul palco da una piazza Napoleone in delirio. Fiamme e botti non sono mancati e Billie Joe Armstrong è apparso subito in grande forma. Sono stati rispettati tutti gli standard dei concerti della band punk: ragazzi presi a caso dal pubblico e fatti diventare protagonisti di brevi – ma per loro lunghissimi – momenti sul palco; il grido «no homophoby»; le pungenti frecciate contro il presidente Usa, Donald Trump, culminate con un «f**ck off Donald Trump» come un grido liberatorio, al termine di una delle canzoni più famose della band, ‘American Idiot’.

I grandi successi Nel corso del live, i Green Day hanno alternato pezzi dall’ultimo album ‘Revolution Radio’, che ha segnato il ritorno al successo della band di Billie Joe Armostrong, dopo qualche episodio non proprio felice, ma grande spazio è stato anche dato ai classici: dalla già citata ‘American Idiot’, a ‘Basket Case’, ‘Know Your Enemy’, ‘Boulevard of Broken Dreams’ – lunghissima, prima fatta cantare alla piazza con Billie Joe alla chitarra, per una versione quasi acustica e, poi, in versione ‘normale’ – per chiudere con una sognante e acustica ‘Time of Your Life’.

Fans sul palco E’ una tradizione dei Green Day: far salire dei fans sul palco e condividere con loro qualche momento dei concerti. Una tradizione molto apprezzata, ovviamente, da chi spera di essere scelto, ma anche da tutti gli altri. E’ spettacolo, sicuramente, ma è spettacolo che coinvolge e fa sentire tutti coloro che lo condividono, parte di qualcosa di ‘magico’ che sta accadendo in quel momento. E questo è il ‘segreto’ dei Green Day. Creare attraverso la musica, ma anche attraverso un modo di proporsi schietto e senza grandi schermi, un’atmosfera unica e che invita al divertimento. Se il ragazzo chiamato sul palco per cantare con Billie Joe una canzone ha sorpreso per primo il cantante dei Green Day, perché oltre a sapere tutta la canzone, la cantava anche molto bene, tanto che Armostrong a un certo punto si è fatto da parte per farlo cantare ed è stato ringraziato prostrandosi letteralmente a terra, chi davvero non poteva credere ai propri occhi è stato Luca, un bambino di 12 anni, fatto salire sul palco. E proprio al giovane fan Armstrong ha insegnato il giro di chitarra che avrebbe dovuto fare per tutta la canzone mentre lui cantava. Vinta l’emozione, ricacciate indietro le lacrime di gioia – Luca davvero non ci credeva di essere su quel palco – presi gli incoraggiamenti e i suggerimenti di Billie Joe, Luca ha suonato sul palco del Summer Festival e, alla fine, ha ricevuto in regalo la chitarra. Un momento che sicuramente non scorderà mai.