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Mentre ad Arezzo sale la febbre da Giostra del Saracino, agenziaimpress.it è entrata nella bottega dell’oro del legno, dimora del maestro Francesco Conti, babbo di tutte le Lance d’Oro, l’ambito trofeo della Giostra. Varcata la soglia d’ingresso è come trovarsi in un luogo incantato, dove il tempo sembra essersi fermato. Stucchi d’oro, statue rinascimentali, coralli, dipinti, bozzetti e scalpelli. L’aria profuma di pino, di legno di fico e vernice. Se si entra piano, in punta di piedi, si può guardare il Maestro ricurvo al lavoro. Nel rumore della bottega lui non si accorge degli occhi indiscreti, continua a intagliare, e si è testimoni di una creazione: la nascita di una Lancia d’Oro.  Ma la magia dura un attimo. Il maestro si gira e sorride. Ci invita ad entrare e inizia il racconto.

Cinquant’anni di lance Francesco Conti, classe 1950, falegname e intagliatore aretino, dagli anni Settanta è l’artefice di ogni Lancia d’Oro della Giostra del Saracino, il premio più ambito dai cavalieri di ogni quartiere aretino in lizza. «Quando ho iniziato le lance d’oro erano solo dei “brocchi” spartani – racconta – . Dal ’79 ho iniziato ad usare la foglia d’oro vero, a realizzare le lance per temi e fare le prime dediche: alla festa della musica, a Giuseppe Garibaldi, a San Francesco nel 1982. Dopo 20 anni abbiamo deciso di dare via ad un concorso per la realizzazione artistica dell’impugnatura centrale e coinvolgere tutta la città di Arezzo. Da subito fu un successo, parteciparono in tanti.  Da allora lavoro insieme a questi disegnatori, designer e artisti vincitori del concorso». Ma come si lavora in coppia alla realizzazione di una Lancia d’Oro?  «È un po’ come un pezzo a quattro mani, anche se le mani che modellano la lancia sono solo mie – spiega Conti – . Diciamo che è come per una canzone: c’è l’autore e c’è l’interprete. Io sono il cantante».

La Lancia “bersagliera” del 17 giugno  Dopo le collaborazioni degli scorsi anni con artisti del calibro di Venturino Venturi, Bino Bini, Ivan Theimer nel 2016 per la Lancia dedicata al Giubileo della Misericordia e benedetta da Papa Francesco, ritorna per la Giostra del Saracino di sabato il contributo di un altro artista: Pasquale Marzelli. Questa Lancia d’Oro è dedicata ad un aretino speciale, il tenente dei Bersaglieri Giuseppe Mancini che durante la Grande Guerra diede la propria vita per difendere la città di Arezzo. «Questa è una lancia militare, una lancia “bersagliera” – dichiara Conti – . Non è facile rendere spettacolare una lancia con questo tema, ma inserire il cappello da bersagliere ha dato un bel colpo d’occhio. Non poteva mancare la bandiera italiana e gli stemmi dei quattro quartieri. Le mani che si stringono sono il simbolo della fratellanza, sono il segno del nostro legame col passato nella memoria del presente».

L’artigianato, un’arte senza eredi Francesco Conti non è solo l’intagliatore delle Lance d’Oro del Saracino ma è uno dei maestri artigiani toscani più apprezzati in Italia. Dopo più di cinquanta anni di lavoro in bottega ci racconta come vede il proprio futuro e quello della sua categoria. «Noi artigiani siamo in fase d’estinzione, io me la cavo bene perché ho altre commesse artistiche e artigiane. Mi guardo intorno e vedo che nei ragazzi spesso manca la perseveranza, la volontà di fare. È un lavoro duro il mio. I ragazzi d’oggi difficilmente lo prendono in considerazione. E qualora ci facessero un pensiero, si approcciano al legno senza formazione. Io ho fatto le scuole professionali che oggi non esistono più e poi sono andato a Bottega a Firenze. Come si usava una volta, come nel Rinascimento. Ho vissuto undici anni a Firenze nella Bottega Bartolozzi e Maioli. Ho avuto una grande fortuna, ho imparato dai Maestri del passato e incontrato gli artisti del tempo. Ero solo un ragazzino ma ho collaborato al grande restauro di Montecassino e scoperto la scultura e la modellazione all’Accademia delle Belle Arti di Firenze dove andavamo la sera e la notte. Oggi la Bottega Bartolozzi e Maioli non c’è più, appartiene ad un passato glorioso che sembra lontanissimo». E oggi sono sempre meno i giovani che vogliono imparare un’arte così suggestiva. «Stabilmente non ho nessuno in bottega – racconta Conti – . Sono passati di qui gli studenti delle scuole artigiane di Arezzo e della Toscana, c’è stato qualche giovane olandese e un ragazzo svedese che poi si è specializzato nella scuola d’arte di Anghiari. Per questi ragazzi scegliere l’artigianato per la vita è difficile, è un salto nel buio. Li capisco quando mi dicono che dopo la scuola mettersi a fare questo lavoro è difficile. Oggi sopravvive l’artigianato di serie, le maioliche, le ceramiche. Paradossalmente è più facile essere artisti che artigiani. Perché l’artista è totalmente libero. Crea il suo pezzo unico e lo presenta al mondo così com’è. Per essere artigiani bisogna essere artisti, avere le capacità manuali, conoscere la tradizione e avere sentimento. Si può essere contemporanei e astratti quanto si vuole, ma ci vuole una base solida che affonda le radici nel passato». Quindi a chi Francesco Conti passerà il testimone? «Il tempo passa e non ho ancora un erede. L’impresa della Lancia non sta nella difficoltà della creazione della parte centrale. Lì c’è la creazione artistica e sull’arte non si discute, o c’è o non c’è. Il difficile sta in tutta l’esecuzione artigiana, non nell’idea. Ci vogliono tante conoscenze. Bisogna conoscere il legno, conoscere le materie prime, la scultura e avere dentro il fuoco della creazione. Questo è un desiderio che si ha o non si ha. Non lo può insegnare nessuno. Però è un desiderio che va domato con le pratiche artigiane. Doratura, finitura, proporzioni. È importante la parte centrale, è quella che a colpo d’occhio colpisce tutti, ma la parte difficile è nell’asta. Non è solo un bastone ma è un oggetto di tre metri e cinquanta che va trasformato da semplice legno in una composizione bellissima. Una mano sola deve impugnare tanti mestieri».

Giostra blindata e no alcol dalle 2 alle 6 In tema di Giostra stretta sugli alcolici e su qualunque oggetto possa essere pericoloso per la pubblica incolumità. E’ quanto prevedono tre ordinanze firmate dal sindaco Alessandro Ghinelli. Ad Arezzo sono attese 5mila persone in piazza e per garantire l’incolumità di tutti sarà vietato a chiunque, introdurre e usare in Piazza Grande fumogeni, petardi e altri oggetti pirotecnici, trombe da stadio e altri strumenti sonori, aste rigide di qualsiasi taglio e aste flessibili di lunghezza superiore a un a metro compresi gli ombrelli e a eccezione di quelli retrattili privi di punta. L’intento è evitare che in piazza ci siano oggetti in grado di arrecare molestie e disturbo ai cavalli e creare scompiglio tra la folla. Il divieto vale sia per la prova generale che per la Giostra ed è esteso fin da ora alle edizioni di settembre. Sul fronte alcol scatta innanzitutto il divieto per titolari e gestori degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, compresi quelli temporaneamente autorizzati e quelli inseriti all’interno di altre attività prevalenti come sale giochi, cinema, discoteche e strutture ricettive situate all’interno della cinta murata di somministrare e vendere, per sabato 17 giugno dalle 2 alle 6, bevande alcoliche di qualsiasi gradazione. La misura si rende necessaria per evitare che dopo le cene propiziatorie, soprattutto nelle aree del centro storico, numerose persone, la maggior parte di giovane età, si trattengano continuando a consumarle. Ulteriori divieti per i titolari degli esercizi di somministrazione e commerciali, in sede fissa, laboratori artigianali, call center e distributori automatici situati nel centro storico riguardano la somministrazione per asporto e la vendita per asporto di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione nonché la vendita per asporto di contenitori in vetro e lattine, contenenti bevande analcoliche. Orari dei divieti: dalle 18 di sabato 17 giugno alle 7 di domenica 19 e dalle 14 alle 24 di domenica 3 settembre. Vetro e lattine sono inoltre bandite al di fuori delle aree di pertinenza di pubblici esercizi di somministrazione e degli esercizi di commercio in sede fissa mentre Piazza Grande sarà comunque off-limits per chi è in stato di evidente ubriachezza.

Prova generale dedicata a Enzo Pecchi La Prova generale della 134esima edizione della Giostra del Saracino in programma giovedì 15 giugno alle ore 21,30 sarà dedicata, nel decennale della sua scomparsa, a Enzo Pecchi, grande appassionato di Giostra, ne ha ricoperto il ruolo di giudice dal 1987 al 1994 garantendo nei sette anni di mandato imparzialità, equilibrio e neutralità.  Colonnello comandante del 225° Battaglione di Fanteria “Arezzo”, è stato figura di spicco dello sport aretino, essendo stato giocatore dell’Arezzo negli anni ’40, autore di 51 gol con la maglia amaranto.