Porta su di sé il peso di un grande atto di irresponsabilità questa politica che attacca le istituzioni, che delegittima organi dello Stato, sfruttando la non conoscenza delle questioni da parte dei cittadini. Ovvio, infatti, che un cittadino non sia tenuto a leggersi sentenze, ad approfondire la giurisprudenza, ad entrare nel merito tecnico delle questioni, e che dunque spesso si affidi alle parole della politica per capire.

Ma la politica, in cerca di alibi per coprire le proprie mancanze, scade nelle più becere prese di posizione, distruggendo tutto e tutti, lasciando terra bruciata dietro il proprio fallimentare cammino, solo per nascondere errori che sono suoi, e solo suoi. Va in cerca di frasi ad effetto che non hanno alcuna attinenza con la realtà dei fatti e di spiegazioni ingannevoli e pretestuose nella loro apparente correttezza. Fa leva sulle esperienze negative che i cittadini hanno avuto con le istituzioni, per dimostrare che la politica stessa è vittima dei medesimi meccanismi, unendo però cose che non c’entrano nulla le une con le altre. Sfrutta le contrapposizioni politiche per spostare questioni di natura tecnico-giuridica sul piano dell’amico-nemico, così da far credere che ci siano complotti e oscure trame che frenano presunte azioni riformatrici.

Definisce burocrazia, legando poi alla parola i peggiori attributi negativi, tutto ciò che va istituzionalmente contro i propri desiderata, a prescindere se questi siano conformi o meno alla Costituzione e alle leggi. Così diventa “burocrazia che fa male all’Italia” la Consulta che boccia una legge elettorale incostituzionale, il TAR che boccia nomine illegittime, le Sovrintendenze che stoppano progetti che provocherebbero danni ambientali e paesaggistici.

Ciò significa che la Consulta, i TAR e le Sovrintendenze siano organi infallibili? Certo che no, come è certo che in democrazia non è lesa maestà criticare sentenze e provvedimenti. Ma quello che sta accadendo da un po’ di anni va ben oltre.

Si stringe una sorta di alleanza dell’antisistema con una parte dell’opinione pubblica, in una specie di ribaltamento continuo dei ruoli, in cui i cittadini tutelati se la prendono con gli organi di tutela e i Legislatori si lamentano, non si sa con chi se non con loro stessi, dell’assenza di una legislazione adeguata.

Per poi ritrovarsi tutti insieme a prendersela con chi ha il compito di tirare fuori un senso dal caos normativo ed a deligittimare tutte quelle istituzioni preposte a limitare l’esercizio del potere.

La metafora dominante diventa quella di una politica che conosce la strada giusta e che vorrebbe correre, ma c’è sempre qualcuno che la frena. Peccato che in fondo a quella corsa si rischia di trovare solo un precipizio.