Tranquilli, a Siena nel 2018 il Partito democratico sarà di nuovo il primo partito della città, esprimerà il Sindaco e governerà come ha sempre fatto. Ci scommetterei, se solo fossi il vero Cecco. Non c’è crisi della città o della banca che tenga, le condizioni ci sono tutte perché questo presagio si realizzi.

In primo luogo il congresso e la recente vittoria (scontata) di Matteo Renzi alla segreteria nazionale. Sotto il suo ombrello in città ci si sono riparati tutti, renziani della prima ora o dell’ultima, uomini della “ditta” o ex democristiani, tutti ormai sono renziani a Siena. Ad eccezione di quello sparuto gruppo di orlandiani (pochi voti in verità) che, nonostante lo scarso peso dimostrato, vorranno un posto in tribuna, in primo luogo Alessandro Masi che sacrifica il posto di segretario dell’unione comunale per cedere alle pressioni di Stefano Scaramelli chiedendo l’anticipazione del congresso in città.

Dunque, tutti renziani e tutti insieme. Stefano Scaramelli che, dopo lo scranno di consigliere regionale e aver perso quello nella direzione nazionale (proprio ieri è avvenuto lo spodestamento, segno che a Roma non tutti lo amano), punta adesso a fare il segretario dell’Unione comunale e chissà magari a correre per un posto in Parlamento il prossimo anno. Franco Ceccuzzi che è appena rientrato sulla scena pubblica (ammesso sia mai uscito), annunciando urbi et orbi il suo blog e i sassolini che intende togliersi dalle scarpe. Un altro ex sindaco che non  lascia ma rimane a presidiare. Avrebbe dovuto essere rottamato da Renzi in quanto per anni uomo di punta della “ditta” di Bersani e& co. ma è ancora lì. Dice che non vuole passare per l’unico responsabile dei disastri della città. Bene, faccia nomi e cognomi e poi magari dica anche in cosa lui si sente responsabile. Sarebbe già un buon inizio per un’aria che più che sottile è sempre pesante in città. Poi c’è il gruppo di Alberto Monaci, orfano della defenestrazione dalla Direzione nazionale del guru viterbese Beppe Fioroni, ma pur sempre nel Partito Democratico con l’intenzione di contare e di essere determinanti, magari per piazzare qualche uomo nei posti chiave. Ci sono poi i renziani di rito saccardiano che guardano cioè all’attuale assessore alla sanità come al futuro della Regione e fanno un po’ di movimento anche se in città per adesso non li fila nessuno. È lo sparuto gruppo che fa riferimento a Riccardo Burresi e all’ex sindaco di Murlo Antonio Loia. Ci sono poi i renziani con l’eskimo nell’armadio, quel gruppo di ex sessantottini e settantasettini che non si rassegnano e ora vedono nel leader di Rignano l’ultima chance (la loro) per cambiare le cose. Insomma, il partito democratico è ancora tutto in piedi e lo conferma il dato dei votanti alle ultime primarie a Siena.

Accanto a loro crescono i gruppi, soprattutto a sinistra, che saranno determinanti per la profezia del nostro incipit. E mi riferisco a Siena Cambia, poi Attiva, che ora rivendica di essere una forza civica anche se il suo leader, il vicesindaco Fulvio Mancuso dichiara di aderire al movimento Articolo 1 della “ex ditta” Bersani, D’Alema, Speranza. È lo stesso schema del 2012/13. Fu tra i fondatori di Siena Attiva proprio per rottamare la ex ditta e dare aria nuova a Siena. Poi le cose sono andate diversamente. Non perde occasione di attaccare il Pd sulle questioni nazionali ma su quelle locali gli interventi sono improntati a dimostrare che l’alleanza, nonostante tutto, tiene. Il prossimo anno si presenteranno da soli (forse) ma poi confluiranno con il Pd. In questo raggruppamento ci saranno anche esponenti della vecchia Sel, di Cgil, Anpi e quella sinistra di lotta e di governo che spera di essere determinante, un po’ come  Ghino di Tacco ai tempi di Bettino Craxi.

A dare man forte al carro democratico sarà, c’è da giurarci, anche il movimento di Mauro Marzucchi, negli ultimi anni anche lui con un piede nel governo e uno nella lotta, ma il rientro di Ceccuzzi (di cui fu potente assessore) lo spingerà a dare una mano ai vincitori, così come il gruppo di Alessandro Piccini, nonostante fu lui uno degli artefici della caduta, nella maggio del 2012, proprio di Ceccuzzi. Tutto si tiene, dunque, come sempre, a Siena. E l’aria che tira sembra tutta orientata alla vittoria del Pd. Manca solo il nome del futuro sindaco e magari qualche idea sul futuro della città, ma è sono un dettaglio.

Ah, s’io fosse fuoco