Il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, spende parole di incoraggiamento. Mps non se la passa benissimo, è vero, ma l’aumento di capitale è fallito anche per colpa di «una sequenza perversa». E poi ci sono le quattro banche salvate, insieme alle due venete, che affrontano una pesante crisi. Però «il 70-80% degli istituti resiste in una situazione difficilissima senza aggravare il problema». Le rassicurazioni del governatore arrivano nel giorno in cui emergono i dettagli di un documento interno della Ue, che disegna uno scenario poco rassicurante per le banche del Vecchio Continente. In pratica, viene spiegato nel report, quando ad aprile la Bce ridurrà gli stimoli all’economia, tagliando gli acquisti di bond, le banche potrebbero trovarsi ad affrontare rischi crescenti in tema di sofferenze. Attenzione, viene sottolineato: nonostante il problema riguardi soprattutto Grecia e Italia, la sua dimensione è europea. Visco ricorda quanto avvenuto nel passato recente, che depone a favore delle banche italiane.  «Nel complesso le nostre istituzioni finanziarie hanno resistito a una crisi difficilissima – ha spiegato a un convegno a Milano – Le banche italiane sono capitalizzate più o meno il doppio di quanto lo erano prima della crisi, e sono ancora in grado di farlo» come ha dimostrato Unicredit. Insomma, una crisi economica «peggiore» di quella degli anni Trenta è stata «affrontata con grande capacità resistenza».

mps_12_4_2.jpgSequenza perversa A comporre la «sequenza perversa» che ha investito Mps sono stati anche il “no” della Bce alla richiesta di far slittare l’aumento di capitale, seguito dalla bocciatura del referendum costituzionale con le conseguenti dimissioni del Governo Renzi. Ora la banca senese è in standby, in attesa che Ue e Tesoro, con le ‘incursioni’ di Francoforte, trovino la quadra al nuovo piano di ristrutturazione senese. I due punti principali sono la ricapitalizzazione, che potrebbe essere inferiore agli 8,8 miliardi chiesti dalla Bce, e gli esuberi, che invece potrebbero essere molto superiori ai 2600 previsti dal piano industriale approvato a ottobre. Intanto, Mps continua a ‘far cassa’ emettendo bond garantiti della Stato. Dopo i due di gennaio, da complessivi 7 miliardi, la banca ha replicato, con un titolo da 4 miliardi, scadenza nel 2020. Anche questo, spiega Siena, “è stato sottoscritto interamente dall’emittente e verrà successivamente venduto sul mercato o utilizzato come collaterale a garanzia di operazioni di finanziamento”