david-rossi-500«Elevata probabilità di riconducibilità dell’evento mortale ad un’autonoma cosciente e volontaria spinta autosoppressiva ideata e portata ad esecuzione in assenza di qualsivoglia condotta di istigazione ad opera di terzi». E’ quanto scrivono il Procuratore Capo della Repubblica di Siena Salvatore Vitello e il Sostituto Procuratore Fabio Maria Gliozzi nella richiesta di archiviazione della seconda inchiesta sulla morte, la sera del 6 marzo 2013, dell’ex capoarea comunicazione di Banca Mps David Rossi.

«Omicidio, condotte non risultano verosimili» Nella richiesta depositata l’8 febbraio, dove si fa più volte riferimento alla relazione dei consulenti d’ufficio l’anatomopatologa Cristina Cattaneo e il tenente colonnello del Ris Davide Zavattaro, si precisa inoltre che l’ipotesi di omicidio «non si può escludere in assoluto» ma «tuttavia non ha elementi circostanziali o biologici che la supportino: non vi sono segni chiaramente attribuibili a terze persone» e «non appaiono, viceversa, configurabili condotte di omicidio in suo danno che, all’esito delle verifiche tecniche, non risultano verosimili». I due Magistrati spiegano che, dopo la riapertura del fascicolo sulla morte di Rossi, «si è inteso operare in modo da svolgere tutte le operazioni umanamente e tecnicamente possibili senza tralasciare alcunché, con il pensiero costantemente rivolto al bisogno di rendere una risposta adeguata e razionale alla domanda di giustizia».

Video, nessuna persona sospetta Nella richiesta di archiviazione si prende in esame il video della telecamera di sorveglianza presente sul vicolo dove è avvenuta la morte di Rossi e la sospetta presenza di altre persone oltre alle due «già ampiamente individuati nell’originario procedimento che portatisi nell’ufficio del Rossi constatarono affacciandosi alla finestra la presenza di costui riverso al suolo nel vicolo, quindi ivi portandosi mentre richiesto l’intervento del 118». «E’ ben verosimile che, quand’anche qualcuno abbia visto il corpo, si sia astenuto dall’avvicinarsi allo stesso vuoi per disinteresse, ovvero per ignavia» scrivono ancora in  merito i Procuratori. Ma proprio da quel video la Procura ha deciso di aprire un fascicolo per l’ipotesi di omissione di soccorso a carico di ignoti, perché il giornalista non morì sul colpo. «Tale scelta appare giustificata alla luce della novità di rilievo  scaturito dai successivi approfondimenti sulla probabilità, sia pure relativa, che un intervento di soccorso immediato avrebbe potuto salvare la vita del Rossi» si legge nella richiesta.

Da mail, biglietti e testimonianze «chiari impulsi suicidi» Altro elemento preso in esame è lo scambio di mail avvenuto tra Rossi e l’ex Ad di banca Mps Fabrizio Viola che, insieme ad altri colloqui acquisiti agli atti dopo gli interrogatori, rivelano una «disastrosa condizione emotiva e l’assoluto sconforto che, con chiari impulsi suicidi, attanagliarono il Rossi fino al suo ultimo giorno di vita». In merito poi ai tre biglietti rivolti alla moglie e rinvenuti nell’ufficio di Rossi che, secondo il grafologo di parte della famiglia dell’ex capo comunicazione di Mps, sarebbero stati scritti sotto costrizione fisica e/o psichica, i magistrati scrivono: «è allora da chiedersi se un tale sconvolgimento psicologico ed emotivo non sia più che sufficiente ad integrare quello stato di condizionamento e sofferenza che, seguendo il ragionamento e le considerazioni del consulente, ben potrebbero spiegare le anomali e non fluidità di scrittura che ritiene di aver rilevato nei messaggi di addio alla moglie, messaggi sicuramente redatti dal Rossi di suo pugno ed esplicitamente preannuncianti il suicidio, che avrebbe di lì a poco portato a compimento».