Foto Ansa
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Il Consiglio regionale ha onorato, con una seduta speciale al Palazzo del Pegaso di Firenze, la memoria della Shoah per alzare un grido contro ogni forma di oppressione e per il dialogo tra i popoli.

Medaglie a ex internati Mentre, in Prefettura, sono state consegnate le medaglie d’onore che il Presidente della Repubblica conferisce ai cittadini italiani, militari e civili, internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra durante il secondo conflitto mondiale. Quest’anno il riconoscimento è andato a Romualdo Pratelli (deportato in Germania dal 9 settembre 1943) che non ha potuto partecipare alla cerimonia e la sua medaglia è stata consegnata al nipote Simone. Mentre altre decorazioni sono andate alla memoria di Bruno Morandi (internato in Austria dall’8 ottobre 1943 al 10 maggio 1945), Vittoriano Rosati (internato in Austria dal 7 ottobre 1943 al 28 agosto 1945), Pilade Ciulli (internato in Germania dall’8 settembre 1943) e Dante Pelosini (internato a Dachau dal 12 agosto 1944 al 1° aprile 1945). Le medaglie sono state ritirate dai familiari. A conferire le decorazioni il prefetto Alessio Giuffrida insieme ai rappresentanti dei Comuni di provenienza: l’assessore fiorentino Sara Funaro per Pilade Ciulli e Dante Pelosini, il sindaco di Vinci Giuseppe Torchia per Romualdo Pratelli e Vittoriano Rosati, il presidente del Consiglio Comunale di Bagno a Ripoli Francesco Conti per Bruno Morandi.

Il dovere della memoria Nel corso del Consiglio regionale il governatore della Toscana, Enrico Rossi ha spiegato il senso della Giornata. «Dobbiamo ricordare perchè il ricordo è un modo per rendere onore e dignità a milioni di persone che sono morte nei campi di sterminio, anche nostri concittadini, toscani, rom, sinti, erano partigiani, erano ebrei, erano oppositori politici semplicemente, oppure persone omosessuali, oppure persone ritenute avere malattie psichiche. Io sono stato ad Auschwitz, fa impressione pensare che centinaia, milioni di persone sono passate di lì, hanno vissuto in quelle condizioni, sono morte e impressiona anche il fatto che dai forni uscisse questa polvere, questa cenere che poi si spargeva intorno sui boschi, sulle case dei villaggi, ovviamente sul campo di concentramento – ha aggiunto Enrico Rossi -. Ci si chiede come potevano vivere in quelle condizioni e come l’uomo si sia potuto ridurre a quelle condizioni. La ragione sta nel fatto che sono sorte nel secolo scorso nazionalismi, ideologie razziste, che hanno piegato anche la modernita’ e la tecnica, c’è stata proprio una costruzione tecnica industriale di una strategia». «Questi fatti ce li ritroviamo anche oggi in tante parti del mondo, nel mondo globalizzato ci arrivano costantemente, attraverso le tv, sotto i nostri occhi, anzi forse anche noi ci siamo anestetizzati a tutto cio’- ha concluso Rossi – I fatti che accadono in Medio Oriente a causa del terrorismo, dell’Isis, ma anche la miseria, la fame che riguarda gran parte dell’Africa».