Una lettera per rispondere a quanti «hanno inondato la vicenda della Mens Sana Basket e ovviamente, essendone parte integrante, anche la mia persona» di fiumi di parole. E’ quanto scrive l’ex presidente della Mens Sana, Ferdinando Minucci, agli arresti domiciliari dall’8 maggio al 30 giugno scorso, e ora sottoposto a obbligo di dimora, in una lettera da lui firmata e consegnata da uno dei legali, Gian Piero Biancolella, proprio nel giorno in cui il Tribunale di Siena ha dichiarato il fallimento della società di basket. lettera_minucci
«Se ho sbagliato mi assumerò le mie responsabilità» «Mi assumo le responsabilità per essermi adeguato ad un sistema che nel mondo dello sport professionistico è ben conosciuto, noto all’interno della Mens Sana Basket» dice Minucci che nella lettera ricostruisce la sua storia nella società, 23 anni, costellati di vittorie e del record consecutivo di scudetti dal 2007 al 2013. «Se ho sbagliato mi assumerò le mie responsabilità ma quel che non accetto è l’accusa di aver profittato del mio ruolo – continua l’ex presidente -. Ho piena fiducia negli organi inquirenti e nella magistratura, sono certo che la verità ristabilirà i confini del mio operato. In ogni caso tengo a precisare che per quanto di mia conoscenza, qualsiasi somma entrata nella disponibilità della società è stata utilizzata, per il bene e l’interesse della società stessa. Nego decisamente che da parte mia ci siano state locupletazioni personali».
La crisi del Monte svolta decisiva per il destino della Mens Sana Minucci dice che la società da lui guidata per lungo tempo, si era dimesso da general manager il 15 marzo scorso (era stato presidente dal 2008 al 2012), non ha mai voluto rispondere a chi in questi anni «ci ha attaccato senza esclusione di colpi, tentando a più riprese di delegittimare quanto avevamo fatto e stavamo facendo. Abbiamo risposto sul campo». E quindi respinge anche l’accusa di chi vede nel suo comportamento un atto «determinante per la fine drammatica della Mens Sana Basket». E qui ricorda che dopo l’impegno del Comune e della Fondazione Mps, nel 2000/2001 arrivò la svolta «decisiva» e positiva con la sponsorizzazione diretta della Banca Monte dei Paschi. Una sponsorizzazione andata avanti fino a quando il Monte non è entrato in crisi e il nuovo «management senza preavviso e contravvenendo gli impegni assunti non solo scritti» ha cambiato strategia e tolto la sponsorizzazione. Una svolta che per Minucci ha «contribuito, a mio avviso in maniera determinante, a causare quello che purtroppo è avvenuto». Una svolta conclude, che è avvenuta prima «delle perquisizioni e dei sequestri del dicembre 2012» alla società di basket