Mai come in questi giorni si è parlato di soldi e turismo, o di turismo e soldi. Le nuove tariffe per i musei nazionali volute dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, l’ennesima analisi statistica della Coldiretti (sì, Coldiretti… mah) che indica l’Italia come meta più cara del Mediterraneo, le polemiche su costo dei parcheggi e tassa di soggiorno che hanno visti impegnati prima i candidati e poi i sindaci eletti in centinaia di comuni. Ma come spesso accade, quando si parla di turismo, non si riesca ad andare oltre alla banalità ed alla superficialità.
Se io spendo 10 euro per visitare un museo bello, ben organizzato, con buoni servizi di informazione e di accoglienza, avrò la sensazione di aver speso poco. Se spendo 5 euro per un museo pieno zeppo di opere molto belle, ma non curato nell’allestimento e senza un apparato informativo adeguato, penserò di aver speso male i miei soldi e che il biglietto era troppo caro.
Se al conto dell’albergo devo aggiungere qualche euro di tassa di soggiorno, la mia valutazione sulla equità e correttezza dell’importo sarà legata alla qualità dei servizi che avrò visto e di cui avrò usufruito in quella città. E non bisogna essere cultori della materia, per distinguere i casi in cui la tassa di soggiorno viene davvero utilizzata a favore del turismo, ed i casi in cui quei soldi sono stati utilizzati per ben altre cose, assai lontane dalle esigenze dei visitatori.
E non è così anche per i parcheggi? Due euro all’ora sono tanti, ma diventiamo assolutamente indulgenti quando le ore passate in un luogo sono state rese piacevoli non solo dalla bellezza dei luoghi e dalla qualità del pranzo, ma anche da una rete di servizi organizzati che ci hanno fatto sentire ospiti graditi. Insomma, quello che conta è il servizio che si riceve in cambio dei nostri soldi, non il prezzo che paghiamo in quanto tale.
Si tratta – peraltro – di una regola generale che non riguarda solo il turismo, ma che in questo campo viene solo raramente considerata. Ben venga dunque una riflessione in questo senso: non esitiamo a chiedere qualche euro in più ai turisti, ma a patto che a questi soldi corrispondano a precisi interventi in termini di accoglienza, informazione, qualità dell’ospitalità, attenzione verso i nostri visitatori. E le recensioni su internet – ve lo assicuro – saranno tutte positive.