La storia di gara 6 è tutta racchiusa nei volti di chi a fine partita non riesce a trovare il coraggio per lasciare il palazzetto. Tutti sapevano che l’ultima partita di questa Mens Sana in serie A giocata al PalaSclavo sarebbe stata qualcosa di difficilmente descrivibile, pochi avrebbero immaginato i beffardi titoli di coda.
L’amara conclusione In un PalaSclavo totalmente esaurito l’attesa per gara 6 era spasmodica, con maxischermi organizzati all’esterno e un prepartita di pura tensione che ha attraversato tutta la giornata. La Mens Sana era partita bene, con un Hunter versione superstar in grado di realizzare 12 punti nel solo primo quarto, apparendo totalmente immarcabile. L’impressione però è che Gentile non avesse più intenzione di stare a guardare mentre la sua squadra sprofondava e, assieme a Langford, ha guidato l’attacco dei suoi con continue penetrazioni al ferro in uno contro uno. Banchi sceglie la zona 2-3 per togliere la pericolosità del pick and roll alla Mens Sana e in più allunga la difesa a tutto campo durante le rimesse, costringendo i biancoverdi a banali palle perse. La partita comincia a scivolare sui binari milanesi, con l’Olimpia che tocca anche la doppia cifra di vantaggio nel terzo quarto, le scarpette rosse appaiono immarcabili e il loro talento emerge prorompente nel confronto con la Mens Sana. In apertura di ultima frazione però Haynes si scuote definitivamente e praticamente da solo riporta a contatto la Mens Sana. Il suo canestro che vale il sorpasso fa esplodere il palazzo, si va verso un finale tiratissimo; i biancoverdi sbagliano qualche tiro aperto ma negli ultimi trenta secondi il tabellone recita ancora 72-72, a dieci secondi dalla fine Janning scaglia la tripla che varrebbe la vittoria. Il pallone danza sul ferro, gira, rimbalza ed esce. Sul rimbalzo la palla finisce a Jerrels che nel ribaltamento di fronte non ci pensa due volte: arresto e tiro, canestro. Con la sirena che suona il popolo biancoverde è totalmente gelato dall’amara conclusione.
Gara 7 per l’orgoglio Il pensiero non può che andare alla gara 6 di semifinale scudetto dello scorso anno, quando Sakota segnò il buzzer beater che portò le squadre a gara 7. Era un’altra Mens Sana e chissà se i ragazzi di Crespi riusciranno a trovare le energie, soprattutto mentali, per espugnare ancora una volta il Forum. Tutto direbbe il contrario ma comunque vada resta l’incredibile calore di quelle persone che ieri sera hanno detto addio alla società che li ha cullati per tutta la loro vita. Le lacrime dei tifosi biancoverdi si meriterebbero un’altra fine, un’altra conclusione. Ma alla volte lo sport non è giusto né magnanimo. Se il lieto fine esiste davvero solo nelle favole lo scopriremo domani, oggi c’è soltanto il dolore e gli occhi rossi dei tifosi davanti all’ultima partita casalinga della Mens Sana Basket.