Se le competenze sono troppe e diffuse, è impossibile individuare e accusare responsabili certi, quindi si deve archiviare: così la Procura di Firenze si esprime nell’inchiesta per crollo colposo di lungarno Torrigiani, lo scenario da cartolina dietro il Ponte Vecchio venuto giù per 200 metri il 25 maggio scorso. Il lungarno franò il mattino presto, si aprì una voragine, ma non ci furono vittime, né feriti, ‘solo’ ingenti danni materiali superati con la ricostruzione a tempo di record di sei mesi e l’inaugurazione con il presidente della Repubblica. Nello stesso periodo si sono svolte le indagini, culminate, ora, con la richiesta di archiviazione presentata dal Pm Gianni Tei al Gip.
Richiesta di archiviazione Nella richiesta di archiviazione, stamani riportata dalle cronache locali di alcuni quotidiani, la procura, che ha preso in esame varie perizie, evidenzia la vetustà, diffusa, della rete idrica cittadina (36% di perdita di acqua) e pone il problema che un episodio simile potrebbe anche ripetersi in città. Ma questa «situazione – scrive la Procura – non è riconducibile alla condotta di ben individuati specifici soggetti in un determinato e circoscritto arco temporale ma alla sommatoria di decisioni e provvedimenti a carico di più soggetti competenti e che si estendono in un orizzonte di tempo pluriennale con livelli di responsabilità diffuse e, pertanto, suddivisi tra un numero indeterminato, ma cospicuo di soggetti che a vario titolo hanno concorso a determinare la situazione e di cui il crollo del lungarno Torrigiani è solo un grave epilogo».
Troppe competenze azzerano le colpe Troppe competenze in un tempo esteso ‘sbriciolano’, azzerandole, le eventuali colpe. Per il Pm Tei, comunque, la frana del lungarno Torrigiani fu sicuramente causata dalla rottura di un tubo dell’acquedotto (una condotta in ghisa degli anni ’50): l’acqua uscita saturò il terreno del lungarno fino a causare il crollo verso il fiume. Un tubo vecchio, come molti nella rete dell’acquedotto di Firenze. Tuttavia, secondo Tei, il risultato di ammodernare la rete idrica è irraggiungibile, «e quindi inesigibile a fini penalistici, alle condizioni attuali di gestione del servizio, atteso che ogni investimento deve trovare la sua copertura esclusivamente nelle tariffe applicate all’utenza e quindi solo se venissero applicati incrementi – anche esorbitanti – delle tariffe stesse». Il pm suggerisce anche «una distrettualizzazione dell’acquedotto per una individuazione più precisa delle zone dove si dovessero verificare delle perdite». Ma nessuna indicazione emerge per individuare né responsabili né indagati. Ora tocca al Gip stabilire se avallare la richiesta di archiviazione o ordinare altre indagini.