mansiIl nuovo presidente della Fondazione Mps, che dovrà sostituire Antonella Mansi dovrà avere «un profilo indubbiamente alto». A dirlo è la stessa Mansi, che questa mattina in Palazzo Sansedoni ha incontrato i giornalisti al termine della Deputazione amministratrice. La presidente ha sottolineato che il suo sostituto dovrà assumersi «la responsabilità delle linee guida e di quegli indirizzi che la deputazione generale della Fondazione ha approvato nell’ottobre scorso». Per niente meravigliata che a Siena sia già iniziata la “caccia” al nome del suo sostituto, Mansi sottolinea come questa non sia una novità: «E’ cominciata ancor prima che io dichiarassi la mia indisponibilità. La personalità del presidente, quindi, è sicuramente legata a quello che la deputazione generale ha deciso a suo tempo, e il tracciato su cui noi ci siamo mossi – ha proseguito -. L’identikit del presidente, al di là delle caratteristiche personali deve prevedere autorevolezza, capacità di relazione e di rete a livello territoriale ma anche nazionale». E visto che la Fondazione vuole essere polo di aggregazione, «dovrà avere anche capacità di relazioni internazionali».

«Spero il 9 giugno ci sia nuova Da» «Spero che già il 9 giugno possa esserci anche il voto favorevole per una nuova deputazione amministratrice» ha dichiarato Mansi che ora sta presiedendo la deputazione generale che, tra l’altro, avvierà l’iter per la nomina dei nuovi consiglieri della deputazione amministratrice. Insieme all’auspicio di avere una nuova Da il 9 giugno Mansi ricorda che per quella data dovrà essere approvato anche i bilancio della Fondazione sul quale «stamani abbiamo iniziato l’esame».

Fiducia nell’aumento di capitale Il numero uno di Palazzo Sansedoni ha poi rimarcato la fiducia della Fondazione Mps nell’aumento di capitale deciso dalla banca, una fiducia che è già stata dimostrata «nella scelta concreta di parteciparvi, quindi la Fondazione ci crede» ha detto Mansi. «Anche i nostri colleghi del Patto sono disponibili – ha aggiunto – e dobbiamo raggiungere il punto di svolta anche in questa questione, perché si possa ritrovare in banca, ma anche sul territorio, una certa serenità». La Fondazione Mps «si è proposta come polo aggregante e questo credo sia un elemento di vantaggio anche per i nuovi azionisti». Se potranno esserci soci che si uniranno al Patto stretto sul 9% del capitale di Mps dall’Ente, da Fintech e da Btg Pactual «si saprà dopo l’aumento di capitale – ha proseguito – perché si dovrà capire chi sono gli azionisti e come avranno intenzione di aggregarsi». Infine sulla possibilità che ci siano già altri patti sociali, che si possano contrapporre a quello della conversione, Mansi dice che questo «non mi risulta, ma è assolutamente legittimo»

«Nessun sassolino da togliermi» Ai giornalisti che le hanno chiesto se nel suo intervento di domani all’assemblea straordinaria di Mps  si toglierà qualche sassolino, Mansi ha risposto: «non ho sassolini da togliermi, credo che il mio percorso parli da solo». Poi, a chi le faceva notare che l’ad di Mps, Fabrizio Viola, stamani si è dichiarato sorpreso dal suo annunciato addio, la presidente della Fondazione Mps ha replicato: «non mi stupisce, e anche molti altri mi sembra siano rimasti sorpresi». Chi, invece, non è rimasto sorpreso, sono «quelli che mi conoscono – ha sottolineato – che hanno capito lo spirito con il quale ho affrontato questo impegno. La mia è stata una decisione autonoma come di norma, e l’ho dimostrato il 28 dicembre scorso, sono sempre autonoma».

«Un dispiacere lasciare ma ci sono priorità che bisogna assolvere» La presidente spiega di non voler essere arrogante né peccare di presunzione ma «sono una persona molto lineare, lo sono sempre stata, e difendo la mia libertà di fare una scelta non popolare ma mia personale». Mansi sottolinea infine che è comunque un dispiacere «lasciare la Fondazione, ma ci sono priorità che bisogna assolvere e delle responsabilità conseguenti: sono serena ma ciò non vuol dire che sono senza cuore e che non senta il distacco dalle persone, prima di tutto, e dai progetti che sono sul tavolo». A questo proposito la presidente ricorda la nuova prospettiva per la Fondazione che è di «ricostruzione, e quindi anche, in una qualche misura, eccitante nel ricostruire le cose».