Non solo alcuni azionisti, ma anche la Consob ha presentato, da quanto si è saputo, un’istanza per opporsi all’archiviazione, richiesta dalla Procura di Milano, delle posizioni di Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, rispettivamente ex a.d. ed ex presidente di Monte dei Paschi di Siena, accusati di falso in bilancio, aggiotaggio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza in un fascicolo trasmesso dai magistrati senesi a quelli milanesi per competenza territoriale. Sulla richiesta di archiviazione della Procura dovrà decidere il Gip di Milano Livio Cristofano dopo un’udienza di discussione con le parti sulle istanze di opposizione (una decina in totale) con cui si chiede, in sostanza, che le indagini sugli ex vertici vadano avanti. Udienza che dovrebbe tenersi i primi giorni di marzo.
La vicenda Lo scorso 1 settembre i pm di Milano Stefano Civardi, Mauro Clerici e Giordano Baggio, nell’ambito del filone di indagine trasmesso dai colleghi senesi poco più di un mese prima, hanno inoltrato al gip la richiesta di archiviazione per gli ex vertici di Mps (e per altre nove posizioni ‘minori’) indagati per la gestione successiva a quella degli ex amministratori di Rocca Salimbeni, Antonio Vigni e Giuseppe Mussari (già sotto processo assieme ad altri imputati a Milano) in relazione alla contabilizzazione a ‘saldi aperti’ dei derivati Santorini e Alexandria, operazioni strutturate la prima con Deutsche Bank e la seconda con Nomura. Secondo l’ipotesi accusatoria, la contabilizzazione a ‘saldi aperti’ delle due operazioni sarebbe stato uno degli artifici utilizzati dai predecessori di Profumo e Viola per coprire gli ammanchi di bilancio in Mps. Per i Pm milanesi, invece, i due manager (indagati come “atto dovuto” dopo l’esposto di un azionista), che si sono trovati una ‘difficile eredità’, dati il restatement del bilancio di Mps da loro effettuato e la discovery dei vari ‘trucchi’ che sarebbero stati adottati da chi li ha preceduti per abbellirlo e nascondere le perdite, hanno agito senza alcun dolo.
La posizione di Codacons e azionisti In sostanza, la loro gestione della banca, per la Procura, è stata tale da far venire meno qualsiasi sospetto che ci fosse intenzione di ingannare il mercato. Nel frattempo, tuttavia, alcuni azionisti, anche rappresentati dal Codacons, hanno depositato al Gip istanze per opporsi all’archiviazione e lo stesso ha fatto la Consob che, tra l’altro, già nel dicembre 2015 aveva fatto notare come non sussistessero «le condizioni per procedere ad una contabilizzazione ‘a saldi aperti’ dell’operazione su Alexandria». E aveva parlato di «un comportamento del pro tempore management di Banca Mps e di Nomura preordinato a fornire ai terzi una rappresentazione della transazione come un’operazione di structured repo, tesa ad acquisire una posizione lunga sui titoli di Stato, mentre in realtà ciò che le parti avevano negoziato era esclusivamente lo scambio di flussi che replicano il pay off di un derivato creditizio».