«In Toscana la situazione è quella che è, quella che è visibile da tutti, anche negli ultimi tempi ci sono stati episodi preoccupanti, ma questo riguarda tutto il Paese, la Toscana non fa eccezione». Così il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo rispondendo ai giornalisti a margine di un seminario promosso dalla guardia di finanza sulla corruzione e sugli appalti a Firenze.
Corruzione cancro della società Per la corruzione «non c’è un settore privilegiato, naturalmente, ma l’esperienza insegna che dove girano soldi, soprattutto pubblici, è più facile che si annidi il germe della corruzione, nei lavori pubblici in particolare ma anche in altri settori come i rifiuti e altro, come dimostrano gli ultimi fatti di cronaca-ha proseguito il procuratore Giuseppe Creazzo-La prevenzione è la prima cosa. Bisogna inserire gli anticorpi sociali ed etici che possano un giorno far decrescere un fenomeno che come il cancro mafioso è un pericolo per la democrazia perché compromette la libera concorrenza e il buon andamento dell’economia. Sul sistema repressivo ci siamo, o ci siamo quasi, anche se non basta mai. Ma siamo in una situazione al passo con quello che la comunità internazionale richiede agli Stati membri».
La situazione in Toscana Ad approfondire il tema della corruzione, che tocca anche la regione Toscana, ci ha pensato il generale Gennaro Vecchione, comandante delle Unità speciali della guardia di finanza. «C’è una diffusa percezione della corruzione in Italia grazie a voi della stampa, che è libera-ha evidenziato Vecchione- Ma c’è una contraddizione. L’informazione sull’attività svolta è ampia, documentata e molto analitica, cosa che non accade probabilmente negli altri Paesi del mondo». «Quando l’opinione pubblica vede sulla stampa queste cose», cioè i fatti corruttivi, ha proseguito il generale Gennaro Vecchione, «aumenta l’allarme, aumenta la percezione della corruzione. Quindi gli indici probabilmente sono basati su, diciamo, presupposti sbagliati. Ma questo non è nuovo per l’Italia. Sul fronte delle frodi finanziarie all’Unione Europea eravamo i primi, ma perché facevamo azione di contrasto» alle illegalità «e il Parlamento Europeo ce lo ha riconosciuto da anni».