Alcune ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite all’alba da parte dei Carabinieri di Montepulciano (Siena) nelle province di Siena, Roma e Napoli per la rapina compiuta il 19 agosto scorso nella cittadina senese dove un anziano imprenditore, la moglie e la loro nipote furono immobilizzati dai banditi. Le misure sono state emesse dal Gip di Siena per il reato di rapina aggravata e sequestro di persona.
La rapina Il gruppo, armato di pistola, fece irruzione di notte nella villa di un imprenditore 79enne, che con la moglie e la nipote fu legati sul letto: i rapinatori riuscirono poi ad allontanarsi, rubando l’auto della nipote e con un bottino di 50mila euro.
Gli arrestati Quattro le persone arrestate, tutte di nazionalita’ straniera, tre albanesi e una donna romena, di eta’ compresa tra 33 e 41 anni. Uno di loro, arrestato a Napoli, è stato trovato con documenti falsi. Il basista della banda, che conosceva le vittime della rapina, è residente a Montepulciano. Gli altri due, legati da una relazione sentimentale, sono stati arrestati a Roma.
La viacard fatale Una lunga «attività tecnica d’indagine» durata circa 9 mesi ha permesso l’individuazione e l’arresto dei 4 malviventi. E’ quanto emerso dalla conferenza stampa dei Carabinieri che questa mattina hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere a Siena, Roma e Napoli. A tradire i malviventi attualmente detenuti, oltre alla ricostruzione del traffico telefonico, la viacard con cui era stata pagata l’autostrada nello spostamento dalla capitale alla cittadina toscana. La tessera, infatti, era di proprietà di una società di trasporti romana per la quale uno dei malviventi ha lavorato fino al 2011 prima di essere licenziato senza però che la viacard stessa gli fosse stata richiesta al momento dell’allontanamento dal posto di lavoro.
Quella troppa confidenza A tradire la banda anche la confidenza con cui il basista, al momento della rapina, si era rapportato con l’imprenditore 79enne dal quale si era fatto consegnare una pistola regolarmente detenuta per poi legarlo e incappucciarlo insieme alla moglie e alla nipote. Il malvivente, infatti, ha chiamato la vittima per soprannome avendolo conosciuto perchè aveva lavorato fino al 2010 nel ristorante dell’imprenditore.
Metà bottino erano gli stipendi dei dipendenti Circa la metà del bottino di 50.000 euro era stato sottratto dalla cassaforte nell’ufficio antistante l’abitazione ed era la somma destinata agli stipendi dei dipendenti dell’azienda. Fondamentale anche il ritrovamento dell’auto rubata alla nipote con cui i malviventi si erano allontanati e che è stata rinvenuta bruciata il giorno successivo a Roma Nord.