concordia_14.jpgVia libera all’installazione del cassone S12 sul lato di dritta della Costa Concordia. Lo si apprende al termine della riunione dell’Osservatorio sui lavori di rimozione convocato a Roma. La riunione era stata richiesta dopo lo stop ai lavori per chiarimenti sulla documentazione tecnica del progetto di rigalleggiamento e rimozione. Sempre secondo quanto appreso entro una settimana il consorzio Titan Micoperi, incaricato dei lavori, dovrà produrre, per poter procedere, le integrazioni richieste alla documentazione.

Rossi sul porto: «Smaltimento a Piombino è questione di sicurezza» Sul porto di destinazione, intanto, è intervenuto nuovamente il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. «I lavori al porto di Piombino sono in corso. Quando la Concordia sarà spostata dal Giglio e il porto sarà pronto, mi sembra normale che vada a Piombino – ha detto – «Bisogna capire – ha spiegato – che trasportare una nave di quella stazza nel Mediterraneo rischia di essere pericoloso e ci devono spiegare e soprattutto convincere che un viaggio più lungo, rispetto a quello per il porto di Piombino, sia ugualmente sicuro. Non solo. Devono anche convincerci – ha proseguito Rossi – che l’operazione di sollevamento sia senza rischi e che non ci siano sversamenti in mare: le procedure che dovranno essere seguite sono ancora sconosciute. L’importante è che quella nave se ne vada via». Riferendosi poi all’accordo di programma per la città dell’acciaio, Rossi si è’ detto «contento che il governo abbia trovato l’accordo con Piombino per lo smaltimento delle navi militari, ma la nostra intenzione e’ mettere al centro del problema anche la Concordia».

Assoporti: «Assurdo non smantellarla in Italia» «Ci sono diversi porti in Italia che possono ospitare le operazioni di smantellamento della Costa Concordia». A dirlo ai microfoni della trasmissione “Prima di tutto” di Radio 1 è Pasqualino Monti, presidente di Assoporti. «E’ chiaro – aggiunge – che è necessaria la volontà della compagnia di far restare la nave nel territorio italiano. Ribadisco che vista l’offerta ampia del nostro settore portuale, sarebbe davvero assurdo mandare la nave in un porto non italiano. Ribadiamo: è l’assicurazione a decidere dove portare la nave, quindi è una questione evidentemente di natura economica, anche se non dobbiamo dimenticare che questo incidente ha provocato, oltre alle tante vittime, un danno ambientale non irrillevante nel nostro Paese». Per Pasqualino Monti «è vero quello che ha detto Gabrielli, il responsabile della Protezione Civile: il porto di Smirne, in Turchia è quello che costa meno, 40 milioni, ma bisogna anche capire come operare lo smantellamento. Parliamo – ha insistito – di una vera e propria ‘bomba ambientale’, pertanto va smaltita e smantellata seguendo tutte le direttive della Comunità europea in materia di smaltimento di rifiuti. Ci sono state due offerte di porti italiani, Genova e Civitavecchia, che prevederebbero costi più alti. Il problema è conciliare la possibilità di far effettuare in Italia quest’operazione, con un contenimento dei costi che soddisfi l’armatore, ma anche valutando il diverso impatto ambientale».