La letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.
In mezzo alle incertezze e alle contraddizioni del tempo presente torna la ricorrenza del 1 maggio, Festa del Lavoro. In tale circostanza ci piace riproporre una poesia di Franco Fortini, scritta negli anni Sessanta dello scorso secolo. I versi alludono alla fine di una fase storica, a principi di giustizia e uguaglianza rimessi in discussione, a speranze tradite. Così come viene posto il problema del ruolo dell’intellettuale e del suo obbligo morale a dire, a denunciare: “Fra quelli dei nemici scrivi anche il tuo nome … Nulla è sicuro, ma scrivi”. Quasi superfluo è segnalare l’attualità che questo testo mantiene a distanza di cinquant’anni.
Traducendo Brecht
Un grande temporale
per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e di vetro
dov’erano grida e piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d’un poeta o mutarsi
in altra, non per noi più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni, l’odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.
Scrivi mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.
[F. Fortini, dalla raccolta Una volta per sempre, 1963]