Riscuotevano rimborsi Irpef, rigorosamente inferiori ai mille euro perché non tracciabili, utilizzando documenti falsi: una banda composta sette persone che incassava in maniera fraudolenta i rimborsi Irpef in varie regioni d’Italia (Liguria, Veneto, Lombardia, Lazio, Toscana e Umbria) è stata sgominata dagli agenti della Polizia Postale di Imperia e di Napoli che hanno notificato a sei persone altrettante misure cautelari (tre in carcere; uno ai domiciliari; un obbligo di dimora e un obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria). Un’altro componente la banda è risultato irreperibile. Le indagini sono iniziate nel marzo 2016, dopo l’arresto a Dolcedo (Imperia) di un uomo di origini campane bloccato subito dopo avere ritirato del denaro da un ufficio postale usando dei documenti falsi. La banda, utilizzando 18 diverse carte d’identità contraffatte, ha messo a segno 25 colpi. Le accuse nei loro confronti sono di associazione per delinquere, ricettazione e falso documentale.
Assistenza legale per chi veniva arrestato La banda – composta da persone originarie del napoletano – era organizzata in modo da fornire anche assistenza legale ai componenti che finivano in arresto. Il capo della banda aveva, tra l’altro, il compito di reclutare i cosiddetti “incassatori”, cioè coloro che con i documenti falsi si recavano nelle Poste per ritirare il denaro. C’era chi li accompagnava negli uffici dove “operare” – preventivamente selezionati – e chi, infine, distribuiva i guadagni. Tutti i componenti la banda sono stati individuati anche grazie all’esame dei filmati dei sistemi di videosorveglianza e ad intercettazioni telefoniche e ambientali.