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Bella, giovane e determinata. Fu descritta così qualche settimana fa Maria Elena Boschi, Ministro delle Riforme nel Governo-Renzi, nel viaggio che Porta a Porta fece nel cuore del Valdarno aretino, a Laterina, paese natale del ministro più giovane di sempre (guarda). A discapito dei suoi 32 anni di età, Maria Elena Boschi non sembra lasciarsi impressionare dalla carta d’identità e da un mondo che storicamente è sempre stato (e almeno all’anagrafe è) molto più vecchio di lei. Lei prosegue incessantemente in un lavoro duro e complicato, in giorni in cui la sua agenda istituzionale risulta fitta di impegni, scadenze e appuntamenti. Giorni di fuoco in cui le riforme istituzionali sono state al centro del dibattito politico e che hanno già portato all’abolizione delle amministrazioni provinciali (leggi) e che, a breve, potrebbero ridisegnare totalmente il Senato che diventerà Camera delle autonomie locali. Un passaggio non da poco, condito anche da un pizzico di pepe: perché la Boschi sarà sì bella e giovane, ma la sua determinazione si traduce in una schiettezza tutta toscana e tipicamente aretina che un po’ fa da contrasto ai suoi occhi azzurri e al candore – quasi angelico – del suo aspetto esteriore. Di oggi l’attacco deciso a chi ha bloccato il processo di riforme istituzionali: i professori.
L’attacco ai professori «Io temo una cosa sola e cioè che in questi trent’anni le continue prese di posizione dei professori abbiano bloccato un processo di riforma che oggi invece non è più rinviabile per il nostro Paese», ha detto senza mezzi termini Maria Elena Boschi intervistata da Serena Bortone ad Agorà su Rai3. «Certo, ci possono essere posizioni diverse – ha aggiunto il ministro – che sono legittime: in particolare trovo legittimo che Rodotà abbia profondamente cambiato idea, perché ricordo che nel 1985 fu il secondo firmatario di una proposta di legge che voleva abolire il Senato. Ma dico che ci sono altrettanti costituzionalisti validi che invece sostengono il nostro progetto».
La risposta arriva dal Pd Parole semplici ma chiare e precise. Insomma, il ministro Boschi non si risparmia a dichiarazioni pubbliche in grado di riempire i lanci d’agenzia e le pagine dei principali giornali. Immediata la replica: istantaneo (o quasi) il fuoco amico. «Le parole della ministra Boschi contro ‘i professori’ colpevoli di avere bloccato le riforme istituzionali in questi trent’anni mi producono sofferenza e disagio – ha detto la deputata del Pd, Sandra Zampa –. Non solo perché la sua analisi non corrisponde alla realtà dei fatti, non solo perché ci sono professori come Roberto Ruffilli che hanno perso la vita per tentare di cambiare l’Italia, o hanno dato straordinari contributi al cambiamento mettendo la propria competenza e vita a disposizione del Paese come, tra gli altri, Pietro Scoppola, Beniamino Andreatta, Tommaso Padoa Schioppa, Arturo Parisi, Romano Prodi, ma perché in un paese che deve lottare contro ignoranza e populismo, non possono produrre qualcosa di buono». «La sinistra – aveva concluso ad Agorà la Boschi – è capacità di cambiamento». Anche il giovane ministro valdagnese ha i suoi strappi da ricucire nel partito che l’ha portata fino a Roma. Come hanno detto i suoi concittadini laterinesi nel servizio di Porta a Porta: «Buon lavoro Maria Elena».