Il divorzio fra Mps e Corrado Passera èfinito sui tavoli della Consob, che verificherà se vi sia un legame fra la vicenda e l’andamento del titolo nelle ultime settimane. In pratica, se si possa ipotizzare una turbativa di mercato. Mentre la vigilanza tiene d’occhio le vicissitudini della banca, l’ad dell’istituto senese, Marco Morelli, va avanti con il roadshow, alla ricerca di finanziatori pronti a investire nell’aumento di capitale. Dopo aver toccato Londra e il Qatar, il tour sta proseguendo negli Stati Uniti. In agenda ci sono incontri con grandi fondi, come Atlas, Paulson, Rhone. La prossima settimana l’ad volerà in Asia. In programma c’è una tappa a Singapore e con ogni probabilità se ne aggiungerà una a Hong Kong.
Mps alla ricerca di nuovi investitori In videoconferenza, Morelli ha aggiornato il cda durante un board che si è tenuto a Milano. Fonti vicine al dossier assicurano che il roadshow sta andando «molto bene» e che le richieste di contatto con gli advisor sono numerose, anche se è presto per impegni firmati. Non tutti i rumors, però, concordano con questo ottimistico parziale bilancio. In ogni caso, il punto verrà fatto fra due settimane, a ridosso dell’assemblea fissata per il 24 novembre. Fra i potenziali investitori ci sarebbero il fondo sovrano di Singapore, Tamesek, oltre a quelli di Qatar, Kuwait e a ‘big’ statunitensi come George Soros e lo stesso Henry Paulson.
La lente di Consob su Mps La Consob già da tempo sta tenendo d’occhio il titolo, che ha cominciato ad avere un andamento anomalo da quando, venerdì 15 ottobre, la banca ha comunicato di aver ricevuto la proposta di salvataggio firmata da Passera. La settimana successiva, l’ultima prima della presentazione del piano industriale avvenuta lunedì 24, il valore delle azioni è raddoppiato, con movimenti che hanno riguardato oltre al metà del capitale. Dal 24, invece, il titolo è quasi costantemente calato.
Botta e riposta con Passera Nella lettera con cui ha sbattuto la porta, Passera ha accusato Mps di «totale chiusura» verso il suo progetto, che prevedeva «primari investitori» per circa 2 miliardi e la disponibilità a garantire fino a 1,5 miliardi di aumento. Il cda della banca gli ha risposto che la proposta era «non ancora ‘solidificata’». Una replica che il cda di Mps ha approvato «all’unanimità», ha detto il presidente uscente Massimo Tononi.