Corrado Passera ritira la sua proposta per salvare Mps sbattendo la porta e accusando la banca di «totale chiusura» verso il suo progetto e i suoi investitori, a cui sono state «negate le condizioni minime» per permettere di «rendere definitiva e impegnativa» l’offerta attraverso una due-diligence sui conti. «Si trattava di una proposta non vincolante, formulata per conto di investitori di cui non sono state rese note le generalità e non ancora ‘solidificata’» ha replicato il cda di Mps rammaricandosi per la decisione di Passera che, peraltro, considera «basata su argomentazioni infondate e incompatibili» con l’esigenza di assicurare «la parità informativa» tra i potenziali investitori e «mantenere il controllo delle informazioni fornite agli stessi».
Mps alla ricerca di nuovi investitori La rottura, nell’aria da tempo, si è consumata mentre l’amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, e gli advisor Jp Morgan e Mediobanca si sono spostati dal Qatar a New York dove questa settimana proseguirà (con tappa anche a Boston) il road-show per individuare degli anchor investor disponibili a sottoscrivere parte dell’aumento da 5 miliardi e a convertire bond in azioni. In agenda molti incontri con grandi fondi, come Atlas (nome circolato anche dietro la proposta di Passera), Paulson, Rhone. Le voci di nuovi potenziali investitori – l’interesse del fondo sovrano di Singapore, Tamesek, si aggiunge a quelli di Qatar, Kuwait e a ‘big’ statunitensi come George Soros e lo stesso Henry Paulson – hanno contribuito a sostenere il titolo, che ha chiuso in rialzo (+0,74% a 0,24 euro), in una giornata ancora negativa per Piazza Affari (-1,3% il Ftse Mib).
Passera ritira il piano Passera ha comunicato la sua rinuncia con una lettera al Cda e al collegio sindacale, poi formalizzata alla Consob. In sintesi l’ex ministro imputa a Mps di non avergli concesso una due-diligence da condurre in parallelo al piano messo a punto dalla banca. «Venti giorni trascorsi in modo improduttivo, con l’unico effetto dannoso, per noi e soprattutto per la Banca di essersi privata della possibilità di ricevere un’offerta definitiva e impegnativa che avrebbe, alla fine, potuto accettare o rifiutare», si legge nella missiva. Passera ha lamentato restrizioni e ostacoli nei suoi confronti, anche nell’accesso al più limitato ‘information package’ offerto a tutti i soggetti disponibili a siglare un accordo di riservatezza (sarebbero una decina gli investitori che ne hanno fatto richiesta). L’ex a.d di Intesa, che ha ribadito di avere «lettere di interesse» di «primari investitori» per circa 2 miliardi e la disponibilità a garantire fino a 1,5 miliardi di aumento, ha inoltre criticato il piano di Morelli («non è abbastanza robusto») e la scelta – penalizzante per gli azionisti – di non procedere a un aumento in opzione e di non mantenere la bad bank in capo ai soci. Probabile che di Passera si parli anche oggi nel cda di Mps chiamato ad approvare la relazione all’assemblea sull’aumento, e che i consiglieri vengano ragguagliati sull’andamento del road-show che, secondo chi lavora all’operazione, sta riscuotendo molto interesse.