mansi_antonella_1.jpg«E’ qualcosa in più di una vendita perché abbiamo dato un futuro e delle fondamenta solide all’ente”. Questo il commento a caldo della presidente della Fondazione Mps Antonella Mansi sulla cessione del 6,5% delle quote azionarie della banca (leggi). «Quello che per noi è importante, che è poi il frutto delle nostre riflessioni e all’origine del nostro mandato – ha aggiunto la numero uno di Palazzo Sansedoni -,  è rafforzare l’elemento di legame tra banca e territorio e ovviamente  continuare ad essere all’interno di banca Mps un elemento di stabilità e di indirizzo per il futuro. Questo volevamo farlo pur consapevoli che le nostre armi sarebbero state un po’ deboli; il nostro potenziale era molto  diverso rispetto a quello  che potevamo esprimere rispetto al passato, ma era nelle nostre ambizioni poter lavorare in questa direzione».

Ripensando oggi a cinque mesi fa…

«A novembre ci sembrava quasi di scrivere il libro dei sogni. Ho sempre detto in modo chiaro che sarebbe stato importante poter  trovare dei compagni di viaggio con cui ripartire con la Fondazione all’interno della banca e credo che questa sia una condizione che in questo momento si può verificare, ovviamente sappiamo che c’è un percorso autorizzativo che abbiamo davanti, contiamo che si possa concludere in tempi ragionevolmente brevi in maniera positiva, stiamo lavorando anche per questo».

Si può quindi parlare di missione compiuta?

«Ci sono molte missioni perché la Fondazione è un ente estremamente complesso che ha molte articolazioni e molti nodi ancora da sciogliere in termini di vocazioni, di attività, progetti. Tante articolazioni su cui inevitabilmente in  questa fase la nostra attenzione è stata più ridotta perché chiaramente c’era il tema della sopravvivenza su cui ci eravamo concentrati. Abbiamo avviato il lavoro su tanti fronti ma è chiaro che la nostra priorità era restituire al territorio prima di tutto la sua Fondazione. Da questo punto di vista posso dire che è una missione conclusa, che ovviamente apre altre dieci  missioni forse meno interessanti ma ugualmente rilevanti  perché la Fondazione possa tornare ad essere un valore aggiunto per Siena e per i senesi».

Una Fondazione nuovamente punto di riferimento per Siena. E’ questa dunque la prima nell’elenco delle prossime missioni?

«E non è una missione scontata, io tendo  sempre a mantenere ben saldi i piedi per terra perché dobbiamo avere memoria di quello che è stato per non ricadere nell’errore. E dobbiamo avere consapevolezza che c’è ancora molto lavoro da fare, più tranquilli questo sì. Finalmente però c’è il lavoro di ricostruzione, l’emergenza è certamente finita, su questo possiamo essere tranquilli».

Quali sono i dettagli dell’accordo lock-up?

«Saranno resi noti entro i prossimi 5 giorni come previsto dalla legge, i punti salienti compresi termini temporali saranno pubblicati entro venerdì».

Come cambia ora la posizione della Fondazione in vista dell’aumento di capitale della banca?

«Oggi ci siamo impegnati sul 2,5% che è sicuramente la quota con cui parteciperemo all’aumento di capitale».

E dopo l’aumento di capitale?

«Il futuro è da costruire ci dobbiamo sempre ricordare che la Fondazione per stare in piedi ha bisogno di diversificare l’attivo, cioè investire in tutta una serie di opportunità che siano in grado di darle le risorse per mantenere la struttura che sarà opportunamente rivista e tornare a fare erogazioni. Noi sappiamo che l’investimento in Monte dei Paschi non è un investimento che a breve potrà essere una forma di investimento. Quindi una logica che è  indispensabile e che è sempre stata la nostra stella polare, è quella di continuare a lavorare per diversificare l’attivo, dobbiamo mettere accanto all’investimento in banca Mps tutta una serie di altri investimenti che siano in grado di dare alla Fondazione risorse per poter svolgere il proprio ruolo. Quando poi la banca sarà in grado di dare il rendimento che tutti attendiamo e che ci auguriamo, è chiaro che questo faciliterà molto le cose. In questa fase poter pensare di avere ancora una partecipazione in banca Mps è in assoluto il più grande lusso che noi abbiamo e di cui dobbiamo avere piena consapevolezza. Cinque, sei mesi fa questa prospettiva era lontanissima, quando stavamo parlando di sopravvivenza di un ente che aveva pochissime possibilità di rimanere in piedi».