Cristina Scaletti corre da sindaco con un obiettivo chiaro. Far entrare Firenze nella top ten delle dieci città più vivibili al mondo. L’ex assessore regionale alla cultura “sacrificata” nel rimpasto di giunta dal governatore Enrico Rossi ha sciolto la riserva e si presenterà alla sfida del prossimo mese di maggio per la corsa a Palazzo Vecchio. Esponente di Centro Democratico, per un anno assessore comunale all’ambiente in quota Idv nella giunta Renzi e poi assessore regionale al turismo e al commercio fino a un mese fa, Scaletti si presenta sostenuta dalla lista civica ‘La Scaletti sindaco’, con lo skyline di Firenze in rosa nel simbolo. Dopo essere stata messa da parte in regione aveva detto «quattro anni intensi come assessore. Ma per la prossima volta alzo l’asticella». Ed è stata di parola.

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Promesse non mantenute In attesa di conoscere l’esito delle primarie del Pd in programma per domenica prossima tra Dario Nardella, uomo di Renzi, il civatiano Iacopo Ghelli e Alessandro Lo Presti dell’area ex Marino, le parole d’ordine di Scaletti sono comunicazione, dialogo, integrazione, inclusione: «Credo che l’amministrazione passata – ha affermato – abbia fatto molte cose buone; il problema è sopraggiunto laddove ci sono state troppe promesse non mantenute. Bisogna promettere ciò che si è in grado di mantenere, altrimenti si genera disaffezione nei confronti della politica. Bisogna essere ambiziosi ma concreti: le cose si realizzano se prima si pensano, poi se si strutturano da un punto di vista di programmazione pratica, e se si mettono sul campo».

Gli obiettivi «Desidero offrire a Firenze una nuova visione della città», ha spiegato, pensando a «una qualità della vita spendibile sul piano della salute e in questo la qualità dell’aria è essenziale: non dobbiamo vedere una città verde e sostenibile come un concetto retrò, perché pensare ‘verde’ è innovativo e creativo, e ogni singola persona deve sentirsi in grado di esprimere talento, creatività, ambizione».

L’errore delle primarie «Credo che il Pd abbia fatto un grande errore a non fare le primarie di coalizione. Se uno le primarie le chiede – ha proseguito – perché non concederle? Una gara ha senso se i competitor sono lì pronti a partire, ognuno con le proprie forze: noi le abbiamo chieste e non sono state concesse». Secondo Scaletti «nell’ambito della costruzione delle primarie del Pd c’è stata la volontà di fare in modo che non sembrasse già tutto deciso, cosa che invece, ce lo diranno i risultati, sembra sia accaduta, quindi ciò ha acuito in maniera pesante la sensazione che il vicesindaco Nardella fosse in qualche modo calato dall’alto, e ha danneggiato un sistema complessivo di persone che credono che la politica debba essere rappresentatività e possibilità di confronto».