Una sanzione pecuniaria di 600 mila euro e una confisca di 10 milioni di euro. E’ quanto ha patteggiato banca Mps nel procedimento con al centro una serie di presunte operazioni finanziarie irregolari con cui sarebbero state occultate le perdite dopo l’acquisto di Antonveneta da parte della banca senese. Il patteggiamento è stato ratificato stamani dal Gup di Milano, Livio Cristofano, che nei giorni scorsi ha anche mandato a processo 16 imputati, tra cui gli ex vertici di Rocca Salimbeni, Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri. Con il patteggiamento l’istituto di credito senese, imputato in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti (legge 231 del 2001), esce dal procedimento dopo che, lo scorso luglio, aveva annunciato di aver raggiunto un accordo con i Pm Giordano Baggio, Mauro Clerici e Stefano Civardi per patteggiare la sanzione pecuniaria e la confisca di 10 milioni di euro a carico della stessa banca.
Processo al via il 15 dicembre Nell’ambito del procedimento trasmesso dalla Procura di Siena a quella di Milano – con al centro le operazioni sui derivati Santorini e Alexandria, sul prestito ibrido Fresh e sulla cartolarizzazione Chianti Classico, attraverso le quali, per la Procura milanese sarebbero stati indicati centinaia di milioni di euro di utili, mai prodotti effettivamente – il Gup Cristofano, su richiesta dei Pm, lo scorso 1 ottobre ha rinviato a giudizio 16 imputati tra cui gli ex vertici dell’istituto di credito toscano. Il processo, che riguarderà anche, tra gli altri, Nomura International Plc, Deutsche Bank AG e la sua filiale londinese, prenderà il via il prossimo 15 dicembre davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano. Le accuse, a vario titolo, sono di falso in bilancio, aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza. Con le presunte operazioni irregolari, stando alle indagini, sarebbero state occultate perdite miliardarie con dati di bilancio truccati per oltre 2 miliardi di euro. E per quanto riguarda la posizione di Mps, in sostanza, secondo l’accusa, Rocca Salimbeni non avrebbe adottato le procedure per evitare che gli allora vertici, Mussari, Vigni e Baldassarri, tra il 2009 e il 2012, commettessero i reati contestati, a vario titolo, in concorso con altri imputati. Da qui l’imputazione per la legge sulla responsabilità amministrativa.