In Lungarno Torrigiani «siamo al rush finale», dice il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Riaprire entro il 4 novembre, la data intercettata dopo il disastro dello scorso 25 maggio, quando si aprì una voragine che provocò il crollo di parte del Lungarno? «Dipende dalla clemenza del meteo», dai giorni persi per strada causa pioggia. Quei pochi rimasti, visto che all’anniversario del cinquantesimo anno dall’alluvione- il 4 novembre 1966- ne mancano 24. Poco piu’ di tre settimane da giocarsi partendo da una certezza: la Trevi, la ditta incaricata del ripristino del sito, ha finito in anticipo le operazioni sul muro d’argine. «Ora- sostiene Nardella-, con la messa in sicurezza siamo assolutamente al sicuro rispetto ad un’eventuale piena».
Al lavoro per ricostruire le spallette Fatto il vero muro d’argine- la barriera invisibile in cemento armato perche’ innalzata dietro al muraglione del Poggi- e riempito per tre quarti il terrapieno, li’ dove a maggio c’era la voragine, resta da sistemare (a circa 6 metri dal muro d’argine) la condotta di 80 centimetri: un tubo, una delle arterie idriche della riva sinistra dell’Arno, sferoidale del diametro di 80 centimetri «di ultima generazione» perche’ fatto con una tecnologia «anti-sfilamento, cosi’ da permettergli di resistere alle pressioni del manto stradale», assicura il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni. E tuttavia non sono solo le operazioni per la posa della condotta a fare la differenza. Il si’ al taglio del nastro in tempo con gli intenti del sindaco arrivera’ sicuramente in zona Cesarini, ma dipendera’ anche dai lavori sulle spallette del muro. Se infatti il muro d’argine, sollevato dai pesi del terrapieno, restera’ in piedi spanciato di oltre 3 dal peso della frana con tanto di piccola terrazza sull’Arno (che insieme sara’ anche ricordo e monito della ‘ferita’), la parte finale, le spallette appunto, devono essere completamente rifatte. Stiamo parlando di circa 60 centimetri in verticale lungo tutti i 150 metri lesionati. Per adesso i lavori di demolizione stanno procedendo dal basso, nella pista di pietra che costeggia l’Arno utilizzata dei mezzi del cantiere e che Nardella starebbe pensando di trasformare in un camminamento. Pero’, il possibile rischio di piene, potrebbe portare alla realizzazione di “tre ponteggi leggeri”, smontabili rapidamente in caso di innalzamento del livello dell’acqua, cosi’ come stabilito dal Genio civile.