Primarie dovevano essere e primarie saranno. La corsa a Palazzo Vecchio, dopo le fuga del “figliol prodigo” Matteo Renzi a Roma passerà dal voto del popolo del Pd chiamato, ancora una volta, l’ennesima volta, a doversi esprimere per mettere il visto sul futuro candidato a sindaco in casa democratici per le elezioni amministrative. E così sul fil di lana, oltre alla candidatura del prescelto Dario Nardella, 39 anni ex deputato e attuale sindaco in pectore, sono arrivate anche le candidature del cinquantenne Alessandro Lo Presti provenienza diessina e del civatiano Jacopo Ghelli anche lui cinquantenne.

L'imbarazzo delle firme I democratici saranno chiamati al voto nella giornata di domenica 23 marzo ma, date le circostanze, sembra difficile ripetere  la mobilitazione che portò al successo di Matteo Renzi nel 2009 quando si recarono ai gazebo poco meno di 40mila fiorentini. Del resto anche se Nardella non ha mai nascosto la voglia di primarie la sua vittoria rischia di diventare poco più di una formalità visto il percorso che ha portato i due sfidanti a decidere di presentare le candidature dieci minuti prima della scadenza del termine. E se è vero che Lo Presti è riuscito a consegnare le firme per la sua candidatura entro le 20 di ieri sera come prevedeva il regolamento, Ghelli si è presentato all’ultimo minuto senza alcune firme autenticate. E così nell’imbarazzo generale è stato lo stesso Pd che ha fatto sapere che Nardella avrebbe concesso altre 24 ore a Ghelli per l’autenticazione delle firme.

Primarie, mezzo o strumento Che quello delle primarie stia sempre più diventando un mezzo di legittimazione invece che uno strumento di partecipazione lo dimostrano anche le recenti scelte dei candidati in casa Pd. Se è vero che il premier Renzi non avrebbe fatto primarie in caso di un suo secondo mandato per Palazzo Vecchio, il suo ex acerrimo oppositore Enrico Rossi, folgorato sulla via delle elezioni, è tornato a chiederle a gran voce minacciando addirittura una crisi di governo e voto anticipato in caso di non approvazione in Consiglio regionale del suo rimpasto di giunta e delle sue nuove linee di mandato (leggi). Un pensierino alle primarie, fossero state di coalizione, lo avrebbe fatto anche l’ex assessore alla cultura della regione Cristina Scaletti (Cd) che, dopo essere stata silurata da Rossi,  ha fatto sapere più volte che i fiorentini gli hanno chiesto a gran voce di candidarsi alla corsa per il Comune chiedendo a Nardella (leggi) primarie vere. La campagna elettorale è solo all’inizio e non è partita con i migliori auspici c’è da augurarsi che possa avere almeno un sussulto in vista del traguardo finale.