Senza tanti clamori, ieri è stato presentato pubblicamente il nuovo consiglio di amministrazione di Acquedotto del Fiora. Un tempo consorzio (quando c’erano i vituperati partiti della Prima Repubblica), oggi società per azioni mista pubblico-privato, che porta milioni di metri cubi d’acqua nelle case dei cittadini di 54 comuni, tra il grossetano e il senese. E che, a quanto dicono, si fa pagare le bollette tra le più alte in Italia, e quest’anno saranno anche aumentate, secondo l’autorità idrica toscana del 4% circa.

Senza tanti clamori, il neo presidente, Emilio Landi, già sindaco di Arcidosso (2004-2014) ha detto che crede nel lavoro di squadra e tra le prime cose farà un giro per le sedi dell’Acquedotto e per incontrare i sindaci e farsi un’idea “del quadro delle necessità e dello stato delle cose”. Giusto.

Poi, senza tanto clamore, vengono presentati i componenti del cda che oltre a Landi comprende Aldo Stracqualursi, amministratore delegato e uomo di riferimento del socio privato Acea, Roberto Renai, con compiti di presidente vicario e al secondo forse terzo mandato, Roberto Baccheschi, avvocato grossetano, Biancamaria Rossi, che del Fiora era vicepresidente fino a pochi giorni fa ed è direttore dell’azienda pubblica “Asp Città di Siena”, Aviano Savelli, amministratore unico di Apslo, Emanuela Cartoni, già ad di altre società del gruppo Acea, Giovanni Paolo Marati, già ad di altre società del gruppo Acea, Iolanda Papalini dirigente Acea.

Nove consiglieri di amministrazione per una società pubblica che deve gestire il servizio idrico. Ha proprio ragione il neo presidente Landi quando dice di fare «gioco di squadra». Per poco non ci scappava anche una squadra di calcio. Del resto, erano nove consiglieri anche nel precedente consiglio, sebbene già nel 2013 si fosse parlato di ridurne il numero ma non se ne fece nulla, come forse non si fece nulla della decurtazione dei compensi.

acquaAnche se ci saremmo attesi un taglio di quei costi della politica di cui il Governo centrale e il premier Matteo Renzi va parlando, anche a proposito della riforma costituzionale. I manifesti affissi nei muri delle nostre città in questi giorni non dicono proprio questo? Vuoi meno politici? Vota SI al referendum. La sensazione, purtroppo, è che un conto sono i manifesti un altro la pratica politica. E i politici di professione usciti dalla finestra rientrano da porte, portelle, e ora anche dalle tubature dell’acqua. E così, senza clamore, un politico puro come Roberto Renai, passato in Rifondazione Comunista poi transitato in Sel e oggi vicinissimo al Pd, in particolare al consigliere regionale, Stefano Scaramelli, renziano della prim’ora, torna in sella e viene premiato con la poltrona di “presidente vicario”.

Di lui il sindaco di Piancastagniaio, Luigi Vagaggini, comune dove Renai vive e fa attività politica, dice candidamente in una intervista su queste colonne di non conoscerlo né averlo conosciuto in questi anni in cui l’uno era sindaco e l’altro già amministratore del Fiora. Non proprio un bel biglietto da visita. Poi Vagaggini denuncia i metodi con cui si è arrivati alle nomine e richiama le spartizioni che speravamo superate, dando tutte le colpe al sindaco di Siena Bruno Valentini.

Silurato non si sa perché l’ex presidente Tiberio Tiberi, dopo appena tre anni, nel Pd a Siena e a Grosseto si sarebbero ritrovati per decidere chi confermare e chi no, senza una vera riflessione pubblica su quel che fatto in questi anni e sul mandato per iprossimi anni. E alcuni sindaci sarebbero stati tenuti fuori dall’uscio, perché non allineati. Mentre sui nomi ci avrebbero messo lo zampino proprio quei democratici, in particolare i renziani, che sui muri scrivono di voler ridurre il numero dei politici.

Senza clamori, infatti, Stefano Scaramelli non si è infuocato su Facebook per le nomine scandalose come accadde quache settimana fa per Estra, proprio perché un suo uomo recentemente convertito al renzismo, Renai, veniva confermato nella poltrona. Senza clamore, il sindaco di Siena avrebbe portato a casa due consiglieri di fiducia (Rossi e Savelli), divertendosi magari a fare un piccolo sgarbo a qualcuno nel tagliare fuori l’avvocato Leonardo Brogi che nel 2013 fu inserito su indicazione dell’allora sindaco di Sovicille.

Le nomine, insomma, di una società che dà un servizio importante e fondamentale ai cittadini continuano purtroppo a rispondere a logiche ed equilibri politici e soprattutto partitici , senza tenere conto dei risultati raggiunti dalle società, dei mandati in accordo con i territori e le istituzioni (i sindaci) interessate. E non si capisce soprattutto se le persone scelte e promosse saranno in grado di fare gli interessi dei cittadini di un’area vasta come quella senese e grossetana che pagano l’acqua tra le più care d’Italia. E nessuno che si metta a fare un po’ di clamore.

Ah, s’io fosse fuoco