Grandi manovre all’ombra della Torre del Mangia. Giusto ieri il sindaco Bruno Valentini aveva parlato di una città ancora intrisa di veleni, intrighi e complotti. Come non dargli torto. Proviamo a vedere.
I veleni Mps Nel giorno della presentazione dei dati dell’ultima trimestrale Mps, con una perdita di 1.43 mld di euro (alla vigilia si parlava di 850 milioni) il presidente Alessandro Profumo per spiegarne le ragioni ha ripetuto il mantra che propone ormai da 8 trimestrali tutte in rosso: «è tutta colpa di Giuseppe Mussari, troppa commistione di ruoli, ha sbagliato tutto e i risultati sono lì». L'ha ripetuto così tante volte in questi mesi che alla fine Mussari ha fatto sapere di voler «tutelare la sua reputazione e la verità dei fatti», contestando la tesi del suo successore a Rocca Salimbeni.
Ora, al di là delle schermaglie tra i due, occorre dire che se è vero che un bilancio annuale come una trimestrale sono anche il frutto di errori del passato che una azienda si porta dietro, come si fa a non assumersi nessuna responsabilità su quel che è diventata oggi la Banca e i cui risultati, a forza di pulizie, dovrebbero cominciare a vedersi? Per adesso si continua a spargere veleni e sale nelle ferite di una città che vorrebbe trovare un po’ di tranquillità. E che dall’attuale management vorrebbe maggiori assunzioni di responsabilità mentre si preferisce far piovere sul bagnato, ma fino a quando?
Del resto che le parole di Profumo poi non seguano sempre una coerenza con i fatti è evidente nella vicenda della battaglia, agguerrita, del dicembre scorso. Allora la Fondazione Mps, guidata da Antonella Mansi, si mise di traverso in assemblea all’aumento di capitale. E Profumo tuonò perché Mps avrebbe a quel punto perso ogni chance di capitalizzare in quanto da lì a qualche ora si sarebbe sciolto il consorzio di banche da lui costituito. E proprio oggi i giornali ci informano che quel consorzio di garanzia, con il compito di realizzare l’aumento di capitale si è costituito ed è ben diverso da quello di dicembre. Non conosciamo certe dinamiche ma qualcuno deve senz’altro averci messo lo zampino nella formazione del nuovo pool di istituti di credito.
Gli intrighi di palazzo Forse per evitare che ogni Consiglio Comunale diventi una fossa dei leoni, con alcuni consiglieri democratici nel ruolo dell’imperatore con la facoltà del pollice su o verso alla tenuta della giunta, Bruno Valentini pare al centro, se non da protagonista almeno da attento osservatore, di un intrigo di Palazzo di cui da giorni si vocifera. Sarebbe in corso, infatti, il tentativo di portare dentro la maggioranza al Comune il gruppo “Siena Futura” di Mauro Marzucchi. Un’operazione che viene da lontano, dall’isolamento politico dello stesso ex vicesindaco e assessore al bilancio di Maurizio Cenni ed ex vicesindaco di Franco Ceccuzzi. Marzucchi, infatti, si sarebbe speso molto, durante le scorse primarie, in alcuni comuni della provincia (in verità solo quelli della stretta cintura senese) per candidarsi ad unico portatore sano del socialismo senese, in aperto contrasto con il Psi del segretario nazionale Riccardo Nencini (chiamato da Matteo Renzi nel governo come sottosegretario delle infrastrutture). Marzucchi, dicevamo, starebbe facendo comunella con l’assessore allo sport Leonardo Tafani (reduce dalle polemiche sul “Santa Maria della Zumba”) e con una vecchia conoscenza della politica senese, David Chiti, già consigliere comunale all’epoca di Ceccuzzi. I tre, e forse anche altri socialisti senesi di quella stagione, starebbero pensando ad una associazione culturale (Chiti ne ha una vasta esperienza avendone in passato fondate con Sandro Starnini prima e una molto vicina a Franco Ceccuzzi poi) per traghettare, appunto Marzucchi nell’alveo della maggioranza di Bruno Valentini. Un’operazione di potere e di palazzo, che cozza con la politica renziana della trasparenza e del merito e che potrebbe presto tramutarsi in un cavallo di Troia per il sindaco.
I complotti democratici Sono quelli orditi o in corso di organizzazione nei comuni della provincia dopo le primarie di domenica scorsa. Il problema in questo caso è capire cosa faranno molti dei candidati sconfitti e i loro sostenitori. Per adesso regna una sorta di pace armata, ma le grida di gioia per l’alta affluenza al voto (anche se forse il voto andrebbe analizzato comune per comune) stanno già lasciando il posto a polemiche tra democratici, tra coloro che vogliono accollarsi la vittoria, quelli che devono trattare e i prossimi candidati sindaci chiamati a ricucire le fratture che nel frattempo si sono create. E così se il sindaco di Chiusi e leader autonominato dei “renziani della prima ora” Stefano Scaramelli, a percentuali ancora calde, si è affrettato a segnare il campo di gioco rimarcando la vittoria dei candidati renziani e provando a mettere il cappello sui candidati non renziani, tra i segretari di circolo è iniziata la chiamata a raccolta del popolo democratico in vista delle elezioni di maggio. A dire il vero la sensazione è che si tratti più del tentativo di tenere insieme in qualche modo brandelli di vincitori e vinti. Ma gli strascichi sono ancora evidenti e le ferite dure da risarcire. A Sovicille, ad esempio, la candidata perdente Francesca Bianchi dal suo profilo Facebook ha tenuto a precisare, che «durante la campagna delle primarie, qualcuno diceva di me in modo dispregiativo che ero civatiana. Premesso che per me è un pregio e non un difetto e che ho sempre pensato che la differenza sia un valore e non un problema dentro un partito e non solo, non ho perso le primarie per questo. Il candidato che ha vinto (Giuseppe Gugliotti, NDA) ha pensato di definirsi renziano pre Renzi. Non so se è vero o no». Mentre sul profilo di Paola Brocchi, candidata uscita sconfitta dalle primarie di Murlo, il Day after ha il sapore di una richiesta di chiarimenti senza tante ipocrisie «… abbiamo difficoltà a capire quali soggetti, quali interessi, quali proposte siano dietro e con la Parenti. Oggi dobbiamo verificare se esistono le condizioni per un progressivo riavvicinamento, che potrebbe essere accompagnato, in modo responsabile da un passo indietro del gruppo dirigente locale».
A tentare di gettare acqua sul fuoco il segretario provinciale Niccolò Guicciardini che recita all’infinito il tema della Bella Politica di veltroniana memoria. «Se si leggono i commenti (a caldo e a freddo) – scrive – dei candidati alle primarie che non si sono affermati, si legge lo spirito vero di queste primarie e quanto il Pd esca rafforzato. Lo spirito giusto perché nelle primarie non ci sono sconfitti, né hanno influito le vecchie correnti nazionali (ha ragione Matteo Renzi: basta con le correnti!). Se qualche candidato, invece di interpretare questo spirito, pensa di proseguire un confronto sterile, non fa un buon servizio all'entusiasmo e al mandato che ci hanno dato i venticinquemila senesi al voto». Le prossime settimane ci diranno se potremo assistere anche a qualche colpo di scena, in giro. O più semplicemente a qualche complotto andato a segno.
Ah, s’io fosse fuoco