Stamani mattina a Firenze nel salone dei Dugento in Palazzo Vecchio in occasione della Festa della Donna si è svolta l’iniziativa: “l’agricoltura delle pari opportunità- La grande babele di storie, integrazione e intraprendenza femminile”. Ha fatto gli onori di casa Maria Federica Giuliani, presidente della commissione Pari Opportunità del Comune di Firenze, che ha sottolineato come la terra si leghi “naturalmente” al femminile grazie al comune significato di “fertilità” e di come si stia assistendo ad un ritorno alla terra, sia per il momento di crisi economica che per un ritorno all’importanza dei valori, tra questi: la qualità della vita. Maria Cristina Rocchi, responsabile Coldiretti Donne Impresa Toscana che ha moderato gli interventi, oltre a dare dati interessanti sulla presenza delle donne in agricoltura (sono 13.580 le imprese agricole femminili in Toscana, il 32,6% del totale di imprese rosa iscritte a tutti i settori, 2393 le imprese agricole straniere in Toscana e 1 su 2 è rosa) ha evidenziato come l’imprenditoria femminile in agricoltura richieda grande impegno, ma al contempo permetta alla donna di stare più vicino alla famiglia. Gianni Salvadori, assessore regionale all’agricoltura, ha aggiunto un dato importante: “la durata della vita media dell’impresa femminile è più lunga di quella maschile, questo per la grande motivazione che spinge le donne, un fattore importante su cui porre l’attenzione guardando al futuro”. Poi, numeri alla mano, constatando che in Toscana su quasi 6000 imprese femminili, quasi 1000 hanno origine straniera, l’Assessore ha dichiarato che la Toscana è stata brava a non limitarsi a creare integrazione, ma una vera e propria interazione che ha permesso di contribuire alla crescita complessiva della nostra regione. Anche Tulio Marcelli presidente toscano di Coldiretti ha messo in evidenza la capacità di accogliere della Toscana e Roberto Moncalvo, presidente nazionale di Coldiretti, ha sottolineato come adesso il ruolo dell’agricoltore sia diverso da quando lui era bambino dove essere figlio di contadini era motivo di “vergogna”, concetto già espresso anche dall’Assessore Salvadori che in precedenza aveva ribadito che oggi l’imprenditore agricolo non è un cittadino di serie b. Cosa invece non è cambiato, secondo Moncalvo, è l’innata tendenza dell’agricoltura ad essere “sociale”: “dove c’è impresa agricola, c’è socialità”. Ha fatto da sfondo all’iniziativa una cornice multicolore e multietnica: i prodotti e le storie delle donne che si sono affermate dedicandosi all’agricoltura nella nostra regione. Un caleidoscopico mix di intelligenza, gusto, intuizione che certo alle donne non difettano.